Bologna, è quasi un lockdown: negozi e hotel a picco

Città deserta per isolamenti, quarantene e paura dei contagi: il commercio perde il 40 per cento, gli alberghi l’80, il turismo il 90

Una delle tante belle strade del centro storico praticamente deserte

Una delle tante belle strade del centro storico praticamente deserte

Bologna, 16 gennaio 2022 - Il lockdown non è stato decretato ma di fatto i cittadini hanno deciso di auto isolarsi per paura dell’ennesima ondata pandemica, ma anche per quarantene e isolamenti.La conseguenza su tutto quello che è il commercio, dai ristoranti, agli alberghi, ai negozi, alle agenzie di viaggio, ai servizi per fiere e convegni, è devastante.

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Soprattutto a partire da dicembre, quando Omicron ha iniziato la sua folle corsa. I dati che emergono da un’analisi effettuata da Confcommercio Ascom Città Metropolitana di Bologna sui fatturati delle 16.124 imprese associate che occupano, tra dipendenti e collaboratori, 100mila addetti, fanno impressione e rischiano di mettere a repentaglio non solo la vita delle aziende ma dei lavoratori che in esse sono impiegati: se la crisi continuerà con questa forza e non ci saranno interventi da parte delle istituzioni sono a rischio 10mila posti di lavoro.

Nel centro storico (nel periodo che va da dicembre, ma soprattutto in questa prima metà di gennaio) tutti i settori, registrano un meno 40 per cento del fatturato che si basa sullo stesso periodo del 2019 (epoca pre Covid). In provincia va anche peggio (il calcolo è sempre, come per il cento storico, sul fatturato 2019) con un meno 50 per cento per tutto il settore del commercio, specialmente per ristoranti e bar. Per gli alberghi non è un eufemismo parlare di profondo rosso con un meno 80 per cento, mentre per tutto il settore che riguarda l’allestimento di eventi, convegni, congressi e tutto il comparto delle guide turistiche non si può che parlare di tragedia, visto che il crollo è del 90 per cento.

Gli affari, come viene delineato dall’analisi di Confcommercio Ascom, sono andati piuttosto bene da agosto fino alla fine di novembre, facendo pensare che la ripresa fosse avviata e il peggio della pandemia fosse alle spalle. Non che fosse sparita per sempre ma avesse decisamente abbassato la guardia, anche grazie alla gigantesca campagna vaccinale. Poi da dicembre la gelata con l’avvento di una variante che nessuno aspettava e si espandeva a una velocità mai vista.

Celso De Scrilli è presidente di Federalberghi Bologna e conferma che "con una crisi del genere molte strutture hanno già chiuso, in altri casi i gestori hanno riconsegnato le chiavi ai proprietari. Ci sono alberghi che duetre camere occupate: la situazione è la stessa di quando c’era il lockdown, non vale la pena tenere aperta una struttura – afferma –. Non ci stai dentro con il costo del riscaldamento, dei servizi, del personale. Tutto questo è a dir poco tragico ma è un settore al quale sono arrivate le briciole in termini di aiuti: su perdite che vanno dai tre ai cinque milioni di euro, sono arrivati trentacinquantamila euro. Non servono nemmeno a pagare i consumi energetici. Almeno prima – riflette – si vedeva qualcuno il sabato e la domenica, ora non c’è nessuno, Né stranieri ma nemmeno italiani e tutte le iniziative, a iniziare dalle fiere, si stanno spostando in avanti. Se non viene ripristinata almeno la cassa integrazione per i dipendenti, saranno guai seri per tante famiglie".

 

 

 

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