Giovanni Padovani: “Sono ancora ossessionato da Alessandra Matteuzzi, aiutatemi”

Il calciatore 27enne, assassino della sua ex, interrogato davanti ai pm della procura di Bologna: “Il mio gesto è stato gravissimo, ma l’ossessione per lei ancora mi assale”

Alessandra Matteuzzi e Giovanni Padovani

Alessandra Matteuzzi e Giovanni Padovani

Bologna, 21 marzo 2023 – Il suo assassino dice di aver realizzato solo ora che Alessandra Matteuzzi è morta, per mano sua. Lo ha detto all’interrogatorio davanti ai pm della Procura di Bologna Giovanni Padovani, 27enne calciatore dilettante in carcere dal 23 agosto per l'omicidio della ex compagna 56enne, uccisa a colpi di martello e panchina sotto casa di lei, in via dell'Arcoveggio.

“Adesso che ho ben compreso che Alessandra Matteuzzi è morta, riferisco di essere cosciente che il mio gesto è stato gravissimo e che ne devo pagare le conseguenze, vi chiedo anche di aiutarmi a liberarmi dall'ossessione per Alessandra che tutt'ora mi assale”.

Processo al via il 3 maggio

Per Padovani il processo si aprirà il 3 maggio in Corte di assise per omicidio aggravato da stalking, premeditazione, futili motivi, legame affettivo. Nel corso dell'interrogatorio del 15 febbraio, davanti ai pm Lucia Russo, Domenico Ambrosino e Francesca Rago, l'indagato ha messo a verbale la ricostruzione dei fatti, ha parlato di una «relazione tossica” con “morbosità reciproche”, negando di essere “un persecutore".

Il controllo dei telefoni era “un'iniziativa reciproca e in ogni caso non continuativa”. E “impossessarsi delle password degli account social sicuramente l'ho fatto, ma era una cosa condivisa”. Mentre a febbraio 2022, ha ammesso, “ho cambiato le password senza che lei ne fosse a conoscenza”.

Padovani ha poi negato di essersi arrampicato, in un'occasione, sul terrazzo di casa di Alessandra. Interpellato infine sulle ricerche fatte online prima del delitto (agli atti ci sono frasi tipo "come uccidere a sprangate” o “pena omicidio volontario”), il 27enne ha detto che si trattava di “sfoghi virtuali”. Di recente è stato trasferito nel reparto psichiatrico dell'istituto penitenziario di Piacenza. Fino a quando era a Bologna, a quanto si apprende, ha ricevuto diverse lettere di donne che gli scrivevano in carcere, alcune le ha attaccate nella cella.

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