SARA AUSILIO
Cronaca

Intelligenza artificiale. Negozianti e studenti: "Ormai è dappertutto"

Dalla fotografia alla cucina, dalla medicina all’università, tutti concordi: "È uno strumento utile, ma bisogna conoscerlo e saperlo padroneggiare". E a chi dice che sostituirà l’uomo nel lavoro: "Dipende tutto da noi"

Un’immagine di Leonardo, il computer per il supercalcolo al Tecnopolo (Schicchi)

Un’immagine di Leonardo, il computer per il supercalcolo al Tecnopolo (Schicchi)

Bologna, 19 febbraio 2025 – Cosa ne pensano i bolognesi dell’intelligenza artificiale? "Ma cuslè ’sta roba qui?", esclama ironico Italo Corazza, titolare di uno storico negozio di riparazione di televisori e radio in via Belle Arti. La sua risposta, tra il curioso e il diffidente, è la sintesi del pensiero di molti che, pur avendone sentito parlare, non sanno bene di cosa si tratti.

Eppure, Bologna è un punto di riferimento per l’intelligenza artificiale in Italia: ospita il Tecnopolo, il supercomputer Leonardo e il Cineca, con l’ambizione di diventare uno dei principali poli europei per i big data e l’AI (artificial intelligence). Volenti o nolenti, questa tecnologia sta cambiando le nostre vite, dal lavoro all’istruzione, fino alla medicina.

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C’è chi l’AI la utilizza quotidianamente, come Allegra Fenucci, studentessa di farmacia: "La uso per tutto, anche per trovare ricette. L’altro giorno mi ha aiutata a fare un plumcake". Oppure come Michelangelo Adamo, che ha trovato lavoro grazie all’intelligenza artificiale: "L’ho usata per scrivere una lettera motivazionale ed è stata sorprendentemente efficace".

Nel settore fotografico, l’intelligenza artificiale è già una realtà. Massimo Vandi di Ottica Paoletti spiega: "Le moderne fotocamere la usano per il riconoscimento facciale e degli oggetti, migliorando la messa a fuoco. Nella fotografia sportiva, ad esempio, riesce a mettere a fuoco perfettamente sia il calciatore che la palla".

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C’è anche chi l’ha sperimentata, ma con prudenza: "L’ho provata per curiosità, ma non la uso nel mio lavoro – racconta Chiara Gnudi, medico –. Alcuni colleghi sì, ponendo domande in ambito medico. Io preferisco un approccio prudente: come per ogni innovazione, serve tempo per valutarne i reali vantaggi e svantaggi". Secondo Gianmarco Perini, "l’AI può essere un aiuto in molti campi. La differenza tra uomo e macchina è che l’uomo può arrivare alla perfezione, la macchina no. Spero resti uno strumento di supporto e non un sostituto". Tuttavia, l’intelligenza artificiale fa paura soprattutto a chi teme che possa sostituire i lavoratori. "Uso l’AI per semplificare la lettura di testi complessi – spiega Emma Urru, studentessa di Lingue –. Per la traduzione, però, il rischio è l’omologazione; i testi tendono a essere tutti uguali. Nel nostro settore c’è preoccupazione per il futuro lavorativo". Ribatte Diego Rossi, anche lui studente di Lingue: "Sicuramente l’automazione di molti processi potrebbe ridurre i posti di lavoro, ma è proprio qui che entra in gioco il ruolo dell’uomo che è quello di garantire efficienza ai nuovi strumenti".

Anche Michele Zatelli, 3D artist per videogiochi, esprime i suoi dubbi e mette in guardia: "L’AI avrà un impatto sul lavoro. Nel mio settore si usa molto, ma io la utilizzo poco per scelta personale. Il vero problema è etico: come spesso accade, la tecnologia avanza più velocemente della legislazione".

E poi c’è chi teme l’uso distorto di questa tecnologia. Fabiana Pische, studentessa di Lettere moderne, è scettica: "L’AI è utile, ma mi spaventano i risvolti negativi, come la manipolazione delle immagini e delle voci. È inquietante". Elena Mazzoni aggiunge: "Bisogna vigilare. La tecnologia può essere usata per scopi utili, ma anche pericolosi"; per questo motivo, "deve essere messa nelle mani giuste", conclude Rocco Zaniboni.

Tra entusiasmo e scetticismo, una cosa è certa: l’AI diventerà sempre più parte della nostra quotidianità. Il vero punto è come accogliere questa tecnologia con consapevolezza, servendosi dell’AI come alleata e non come sostituta. Forse, un giorno, anche articoli come questo saranno scritti dall’intelligenza artificiale. Ma c’è qualcosa che le macchine non potranno mai sostituire: il contatto umano, l’empatia e la capacità di cogliere le sfumature della realtà.