Omicidio Gualzetti: un anno senza Chiara, il dolore dei genitori

Giusy Fortunato, la mamma della 15enne uccisa dall’amico coetaneo: "Quel ragazzo non ha mai avuto il coraggio di chiederci scusa"

Giusy Fortunato e suo marito Vincenzo Gualzetti con una immagine di Chiara

Giusy Fortunato e suo marito Vincenzo Gualzetti con una immagine di Chiara

Valsamoggia (Bologna), 24 giugno 2022 - "Ieri ho cominciato la chemioterapia all’ospedale di San Giovanni Persiceto. Un anno senza Chiara mi ha creato un tumore. Secondo gli specialisti ho somatizzato il dolore per la morte di mia figlia, la mia unica figlia". Giusy Fortunato e suo marito Vincenzo Gualzetti aspettano ancora Chiara, la loro unica figlia, che era andata a fare un giro con il suo amichetto di 16 anni di Castello di Serravalle, nella mattinata di quella domenica di un anno fa, il 27 giugno 2021. "Portati le chiavi, le avevo chiesto – ricorda Giusy – Torno presto! Mi disse. Non l’ho più rivista". Passano le ore, la canicola aumenta, di Chiara nessuna traccia. "Ho provato a chiamarla più volte sul cellulare – racconta mamma Giusy – ma risultava spento. Cosa che non faceva mai. Mi sono allarmata, ho cercato mio marito". "Purtroppo – aggiunge papà Vincenzo – non sentivo le chiamate. Ero a sistemare un impianto elettrico. Appena mi sono liberato sono subito corso a casa". Ecco il primo particolare inquietante. "Telefono alla mamma dell’amico con cui era uscita (poi reo confesso dell’omicidio, ndr) per chiedere di suo figlio – racconta ancora Giusy – e questa mi dice: Ma mio figlio è qua in casa! E mia figlia? Chiedo. È andata via con uno che si chiama forse Giorgio o Filippo, mi risponde il ragazzo per 2 o 3 volte. Non gli credo". Scattato l’allarme, partita la denuncia ai Carabinieri, sono iniziate le ricerche.

Leggi anche Chiesto il rito abbreviato per il 16enne

"In preda al panico – rivela Giusy – ho vagato tra bar, negozi e vie semi deserte. Sino alla baracchina dove Chiara si ritrovava con gli amici, fino al Centro San Teodoro, sede del Parco dell’Abbazia. Ma senza esito". Ricerche che si protraggono sino a notte fonda. "Con un gruppo di amici – ricorda Vincenzo – siamo andati avanti fino alle 6 di lunedì mattina. Poi le ricerche sono riprese anche con unità in borghese dei Carabinieri. Quando alle 15,30 è stato ritrovato il corpo di Chiara, ci è crollato il mondo addosso. È cominciata una settimana tra le più brutte della nostra vita". L’apice dello strazio giunge il venerdì successivo, con il risultato dell’autopsia: accoltellamento. L’abbraccio dei residenti di Valsamoggia diventa più intenso il giorno dei funerali. Il ritorno alla normalità non spegne i riflettori sul ricordo di Chiara.

"Sono state tante le iniziative a lei dedicate in quest’anno – sottolineano Giusy e Vincenzo – da ultimo la dedica a lei dell’aula multimediale all’alberghiero Veronelli e poi la panchina rossa con i pensieri di Chiara installata nel giardino delle scuole medie di Monteveglio". Nel frattempo è cominciato il processo all’omicida di Chiara. "All’udienza – rivelano Giusy e Vincenzo – il suo avvocato ha chiesto e ottenuto che noi non assistessimo al procedimento. Siamo dovuti uscire fuori. Non ha il coraggio di guardarci in faccia. In un anno non ha fatto alcun tentativo di chiedere scusa".

 

 

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro