Omicidio Matteuzzi, la pagina social 'Giovanni Padovani un mito' segnalata alla polizia

Creata su Facebook da ignoti fan del killer poco dopo l’omicidio Matteuzzi L’avvocato Rinaldi: "Deve essere rimossa immediatamente"

L'immagine di copertina della pagina social

L'immagine di copertina della pagina social

Bologna, 15 gennaio 2023 – “Giovanni Padovani – un mito, una leggenda": è questo il nome della pagina creata su Facebook il 27 agosto scorso, appena quattro giorni dopo il brutale omicidio della ex fidanzata Alessandra Matteuzzi da parte del calciatore dilettantistico. Una pagina creata da qualche folle "fan", attualmente seguita solamente da nove persone. Ma sono già nove di troppo, come supporters di una persona che ha assassinato la ex a martellate per poi finirla a colpi di panchina, a sangue freddo.

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La pagina è stata prontamente segnalata agli amministratori del social network – e per conoscenza anche alla polizia – da parte dell’avvocato che rappresenta parte della famiglia Matteuzzi, Chiara Rinaldi: "Come difensore dei nipoti di Alessandra Matteuzzi, uccisa dal suo ex compagno attualmente sottoposto a misura di custodia cautelare nel carcere di Bologna, sono a segnalare questa pagina – scrive nella mail con cui richiede la rimozione immediata della pagina dalla piattaforma social –: la predetta, oltre ad apparire estremamente offensiva per la memoria della signora Matteuzzi, potrebbe istigare condotte emulatorie e, dunque, assai pericolose, oltre ad alimentare un odio sconsiderato". Non è possibile, al momento, individuare i nove ’followers’ della pagina né è noto chi l’abbia creata; per il momento, non è stata rimossa ed è ancora visibile online.

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Del resto , la battaglia contro l’odio sui social è sempre stata portata avanti dalla famiglia di Sandra e dai suoi avvocati: nei mesi scorsi, sono stati denunciati 25 ’haters’ – cioè ’odiatori’ del web – che avevano commentato con frasi apertamente offensive oppure allusive le notizie pubblicate online sull’omicidio Matteuzzi oppure le fotografie pubblicate dalla cinquantaseienne sulle proprie pagine social. Un esposto per diffamazione e incitamento all’odio fu presentato alla polizia postale e in Procura. Nel polverone, per un commento su Facebook, finì anche l’ex direttore della Croce Bianca di Ferrara, Donatello Alberti, che proprio per questo motivo fu costretto ad abbandonare il proprio incarico. E lo studio dei legali della famiglia sta ancora vagliando i commenti e le frasi legate a Sandra: non si esclude che verrà presentato un ulteriore esposto o fatta una integrazione alla prima denuncia, aggiungendo nuovi nomi.

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Sotto la lente degli inquirenti, poi, è finito anche un articolo online e scaricato da Padovani sul suo computer, emerso dopo l’esame da parte dei consulenti della Procura, intitolato "Come uccidere la moglie e vivere felici". Si tratta di una sorta di analisi su come "cavarsela", dal punto di vista giudiziario, dopo avere commesso un omicidio; i vari passaggi illustra – in maniera provocatoria – come, se si sfruttassero al massimo tutte le attenuanti possibili e con varie circostanze "favorevoli", si potrebbe essere condannati a poco più di quattro anni. L’articolo era stato scaricato da Padovani il 28 luglio, circa un mese prima dell’omicidio.

Il ventisettenne, ora alla Dozza, è accusato di omicidio aggravato dallo stalking, anche se è molto probabile che a breve l’imputazione da parte della Procura sia modificata con l’aggiunta dell’aggravante della premeditazione; le indagini sono ancora aperte, ma a quanto si apprende gli inquirenti si starebbero apprestando alla chiusura. Non si esclude la richiesta di giudizio immediato.

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