Bologna, 4, febbraio 2019 – Il giorno dopo l’esondazione del Reno nella Bassa Bolognese è già tempo di bilanci, mentre scoppia la polemica sulle sue possibili cause. Il primo grido di dolore arriva da Coldiretti: «Le stime dei danni si aggirano sui 10 milioni di euro». La presidente, Valentina Borghi, è preoccupata: «Se l’acqua non defluisce in fretta le radici delle piantine di grano soffocheranno. A rischio anche le semine primaverili di mais e barbabietole». Il governatore Stefano Bonaccini non ha dubbi: «Chiederò lo stato di emergenza, i cittadini colpiti saranno risarciti». La domanda coinvolge oltre alle zone colpite dall’esondazione anche il Piacentino per il gelicidio, il Reggiano per alcune frane e il Modenese per arginature da ripristinare.
Bonaccini: "Stato d'emergenza"
Intanto, nel Bolognese sono al lavoro pompieri, Genio ferrovieri, Protezione civile e carabinieri (video). I sei travolti dalla piena sono tornati a casa, con prognosi da uno a tre giorni per ipotermia.
Ieri il prefetto Patrizia Impresa ha partecipato a un sopralluogo nei territori di Castel Maggiore e Argelato (video), poi ha coordinato un vertice a Palazzo Caprara con Protezione civile, Regione, Comuni e forze dell’ordine. Al termine, Impresa rassicura: «Possiamo ritenere che l’emergenza stia cessando, fuori casa rimangono poche persone. Credo siano ora una decina, a fronte di circa 350 sfollati calcolati nella zona rossa».
Nel frattempo cittadini e amministratori si interrogano su cosa possa essere andato storto, permettendo l’alluvione. Una ipotesi soprattutto è sotto la lente: il cantiere ‘a metà’ di Boschetto, a Castel Maggiore, aperto a ottobre per sistemare la sponda del Reno e mai concluso. Da lì, pare, è iniziata a sgorgare l’acqua, con la piena (video).
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Sostiene questa tesi Eugenia Bergamaschi, presidente di Confagricoltura Emilia-Romagna: «Gli enti territoriali responsabili della manutenzione della rete fluviale devono farsi un esame di coscienza: è inaccettabile un cantiere ‘aperto’ nei pressi dell’argine maestro di un fiume in pieno inverno. Si faccia chiarezza sulle responsabilità, per ottenere il risarcimento del danno».
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E se l’Emilia-Romagna è la prima regione per rischio idraulico, pure sono diversi gli investimenti in prevenzione, anche grazie ai 24,3 miliardi messi a disposizione delle Regioni dal programma Italia Sicura, con altri 900 milioni in arrivo nei prossimi tre anni. Ma i mancati investimenti in opere di messa in sicurezza di aree a rischio finirono nel mirino anche dopo le alluvioni di Modena, nel 2014, e Reggio, nel 2017. E mentre i sindaci promettono chiarezza, alcuni cittadini progettano un esposto in Procura per lamentare la mancata manutenzione del tratto tante volte segnalato.
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