Processo Amato, duello tra periti: "L’oculista ha ucciso moglie e suocera". "Allora diteci come"

Bologna: per la difesa, la morte di Tateo, che aveva 87 anni, fu naturale. Accusa all’attacco: "Quei medicinali non dovevano essere nel suo corpo. Ed è sospetto che siano proprio gli stessi poi risultati letali alla figlia"

Giampaolo Amato è in carcere dall’8 aprile 2023

Giampaolo Amato è in carcere dall’8 aprile 2023

Bologna, 9 maggio 2024 – C’è un "buco" nella ricostruzione delle morti di Isabella Linsalata e Giulia Tateo, per la Procura uccise dal marito della prima e genero della seconda, l’oculista Giampaolo Amato. "Ammesso che l’imputato abbia sottratto i farmaci all’ospedale in cui lavorava, come li avrebbe poi somministrati alla moglie, medico a sua volta, in rapida successione, senza che lei se ne accorgesse?"

 Così tuona il medico legale Donatella Fedeli, consulente della difesa, secondo cui la donna assunse da sola i medicinali, di cui abusava in un contesto di "moderata dipendenza". Ma l’avvocato di parte civile per la sorella della 62enne, Maurizio Merlini, non arretra: "State dando informazioni gravemente lesive di Isabella, per giunta non supportate da alcun elemento reale".

Insomma, non c’è pace tra i fronti di difesa e accusa al processo per duplice omicidio e peculato nei confronti di Giampaolo Amato. Ci può stare: è la naturale dinamica del processo. Ma in questo caso manca persino un benché minimo terreno comune tra le tesi dei medici consulenti di Procura (pm Morena Plazzi) e parti civili (oltre alla sorella di Linsalata c’è il fratello di Tateo, con l’avvocato Francesca Stortoni), e quelle della difesa (avvocati Gianluigi Lebro e Cesarina Mitaritonna).

I tecnici infatti alla fondamentale domanda su come sono morte Isabella e sua madre, trovate senza vita nei loro letti rispettivamente il 31 e il 9 ottobre 2021, danno risposte quasi opposte. Senza esclusione di colpi.

Isabella, il controesame

 La Corte d’assise ieri ha aperto il controesame dei vari consulenti sul decesso Linsalata, trattato tre udienze fa. In cui, si ricorda, la Procura – con i medici Guido Pelletti, Luca Morini, Enrico Polati e Matteo Brunelli – e le parti civili – consulenti Sindi Visentin e Luca Pieraccini – avevano sostenuto la tesi del decesso dovuto a un cocktail letale di Midazolam, benzodiazepina, e Sevoflurano, anestetico ospedaliero, somministrati in rapida successione alla donna e portandola a una morte quasi immediata, mentre la difesa – medici Donatella Fedeli, Roberto Agosti, Donata Favretto e Stefania Taddei – aveva lanciato l’ipotesi di un decesso accidentale dovuto all’abuso di farmaci, che la dottoressa avrebbe assunto "a scopi voluttuari". "L’eteroassunzione è l’unica opzione valida – ribadisce invece l’accusa –: in caso di autoassunzione, la morte è così rapida che non si ha il tempo di mettere via i contenitori dei farmaci, che qui non si sono trovati". Sarebbe poi "clinicamente fantasiosa", per il consulente di parte civile Gaetano Thiene, "la diagnosi di una ’Sindrome del cuore spezzato’" ipotizzata dal cardiologo Agosti.

La morte della suocera

Le cause del decesso di Tateo sono per forza di cose più oscure da indagare: almeno su questo c’è concordia tra i medici. Questo perché l’esame autoptico è stato fatto sui poveri resti dell’anziana riesumati ben 15 mesi dopo il decesso. La quale, oltre a essere quasi novantenne, era pure affetta da patologie, per cui assumeva vari farmaci su prescrizione medica. Così s’incrina per un attimo anche il fronte dell’accusa: se da un lato i consulenti della Procura ammettono la presenza di dubbi, poiché "il cuore della donna era sofferente e presentava placche coronariche", come spiega l’anatomopatologo Brunelli, questa ipotesi viene del tutto respinta dal cardiologo Thiene, per cui "non c’era alcuna evidenza di rischio di morte improvvisa, stando all’analisi del cuore".

Certo è che "la presenza di Sevoflurano e Midazolam risulta da tutti i campioni biologici analizzati, con altre sostanze che l’anziana assumeva su prescrizione medica", ma l’accusa attacca: "Perché ci concentriamo solo su questi, come causa probabile di morte? Perché non dovevano esserci. La signora aveva subito un intervento in cui le erano stati somministrati, è vero, ma ben otto mesi prima. E queste sostanze si smaltiscono nel giro di pochi giorni al più". Quindi, sebbene non vi sia certezza, la "probabilità di un’intossicazione acuta per l’esposizione a essi poco prima di morire" è per i consulenti prevalente. È poi "fortemente sospetto" che siano proprio gli stessi che 22 giorni dopo avrebbero portato alla morte della figlia.

La difesa

Anche qui, la difesa è barricata: "La signora aveva ben più di un motivo per morire senza bisogno di scomodare Midazolam e Sevoflurano: le suggestioni teniamole per altri ambiti. Quella di Tateo è stata una morte naturale, era affetta da tante malattie, tutte potenzialmente mortali". E i due anestetici nell’organismo come ci sono finiti? "Ci potrebbero essere duemila motivi – rincara il medico Fedeli –, non escludiamo anche che glieli desse la stessa figlia, con funzione ’consolatoria’: era del resto anche il suo medico".

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