
Scalo Ravone, il restyling. Sull’esproprio il Tar dà ragione al Comune: "Via alla riqualificazione"
Il sindaco lo annuncia con orgoglio: "Da ieri (giovedì, ndr) abbiamo le chiavi". "L’operazione fondamentale" è quella all’ex Scalo Ravone: il Tar si è pronunciato positivamente sull’esproprio perpetrato a Ferrovie e ora l’intera area è di proprietà dei bolognesi. "Parliamo di complessi dove, per decenni, i bolognesi non hanno mai messo piede", incalza Matteo Lepore. Il discorso si concentra su tutti e 18 i complessi ferroviari o militari dismessi e oggi al centro di nuovi investimenti. Su tutti spicca l’ex Scalo Ravone, che sarà finanziato con i fondi del Pnrr: sul piatto ci sono 57 milioni di euro. "L’investimento più grande che riguarda fondi europei insieme con il tram", chiosano da Palazzo d’Accursio.
IL PROGETTO
Se fino a ieri il complesso era già aperto attraverso l’uso temporaneo, ora il Comune mette ufficialmente le mani su un punto nevralgico dell’intero quadrante nord-ovest della città. A partire dal Tpo, ora formalmente dell’amministrazione, fino al Dumbo e oltre. Slegata, invece, la porzione di 10mila metri quadrati che ospiterà il nuovo polo scolastico e la succursale del liceo Arcangeli, che "segue un altro iter e su cui non c’è mai stato un contenzioso". All’ex Ravone, invece, ci saranno eventi culturali, attività sportive, servizi per i cittadini, edilizia sociale. Tutto attraverso "la rigenerazione eco-sostenibile e il recupero degli edifici industriali esistenti". Il ‘Distretto del Ravone’ diventerà insomma un nuovo punto di riferimento della ’Città della conoscenza’ del Comune: l’insieme, cioè, degli interventi finanziati grazie ai Piani Urbani Integrati (Pui), come il Polo della Memoria in stazione, la rigenerazione dell’ex mercato al Navile, il parco del Dlf, il Museo dei bambini al Pilastro. "Oggi a Dumbo abbiamo un rapporto 80-20 tra cemento e verde – insiste Lepore, illustrando la mappa (foto) –: noi lo ribalteremo".
I TEMPI
Dopo Pasqua partiranno i primi lavori. Poi, entro maggio, arriverà il progetto definitivo, che lascerà spazio a quello esecutivo e ai cantieri a fine estate. La partita come detto va chiusa entro il 2026, in linea con il calendario del Pnrr. "Da mesi si è concluso l’appalto integrato e il Pfte (Piano di fattibilità tecnica ed economica, ndr) è stato realizzato – spiega l’assessore Raffaele Laudani –. Il progetto è affidato allo studio Settanta7, in una compagine più ampia che vede il coinvolgimento dell’olandese West 8". Per capire cosa sorgerà nello specifico all’ex Scalo Ravone, però, bisogna aspettare.
L’ITER
L’intera riqualificazione dell’area prende vita dal protocollo siglato nel 2022 da Comune, Città Metropolitana e Gruppo Fs (cioè Fs, Rfi, Grandi Stazioni, Trenitalia e Fs Sistemi urbani), con l’obiettivo di regolamentare l’acquisizione. Sempre in linea con i tempi dettati dal Pnrr. Per colpa di questioni e lungaggini burocratiche, la vendita non era stata più ultimata entro gennaio 2023, e il Comune, per non incorrere in ulteriori slittamenti, aveva deciso di procedere con l’esproprio. Da qui il ricorso al Tar di Fs Sistemi Urbani, con il tribunale che il 13 marzo ha dato ragione a Palazzo d’Accursio e determinato l’esproprio dell’80% del complesso, fatta eccezione per il Polo manutentivo delle ferrovie, che dovrà essere spostato prima di completare l’acquisizione entro qualche mese. C’è già un’udienza fissata per i primi di giugno, ma la giunta è sicura che si arriverà a una soluzione condivisa, perché "il dialogo con Ferrovie è costante e non si ferma".