Strage di Bologna, confronto infuocato in aula tra Bellini e Picciafuoco

Momenti tesissimi nell'udienza numero 64 del processo sui mandanti. Picciafuoco parla anche di Roberto Savi, uno dei killer della Uno Bianca

Strage di Bologna, acceso confronto in aula tra Bellini e Picciafuoco

Strage di Bologna, acceso confronto in aula tra Bellini e Picciafuoco

Bologna, 28 gennaio 2022 - "Picciafuoco dovrà spiegare perché era venuto a trovarmi alla Mucciatella? Non mi conosceva nemmeno. Mi chiese soldi e una pistola...". "Ma cosa dici, ti stai inventando tutto. Smettila...". "Tu sei un provocatore e devi dire perché sei venuto da me e chi ti mandò". Un confronto di fuoco (con tantissimi colpi  di scena), in aula davanti all'Assise, tra l'imputato Paolo Bellini, accusato della strage alla stazione del 2 agosto 1980, e Sergio Picciafuoco, in passato finito al centro di inchieste e processi per l'orrore di 42 anni fa, ma poi assolto con sentenze passate in giudicato.

Momenti tesissimi, nell'udienza numero 64 del processo sui mandanti, tra i due in aula nel faccia a faccia voluto dal presidente della Corte, Francesco Caruso. "Dobbiamo tutti stare calmi - così il giudice - e senza aggressività altrimenti ci sale la pressione". I due si conobbero in carcere a Prato, "saranno stati 3 o al massimo 5 minuti. Non eravamo nemmeno nella stessa sezione", spiega Bellini. La replica del testimone, sentito con un avvocato e accompagnato dalla Digos in tribunale: "Può darsi che in carcere mi diede l'indirizzo dell'albergo di Reggio Emilia. Se lo andai a trovare? Non ricordo, ho girato tanti alberghi e città d'Italia. Ma non gli chiesi mai soldi o armi. Sono balle". Più volte Caruso è stato costretto a intervenire per calmare gli animi. "Picciafuoco - ha aggiunto Bellini - forse voleva accopparmi?". 

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Picciafuoco nell'ottobre 1990, venne aggredito: "Mi vennero a prendere fuori dal lavoro alcuni uomini,  si finsero agenti di polizia. Ma invece che in questura mi portarono dietro al cimitero (di Castelfidardo, ndr). Mi minacciarono,  mi picchiarono.  Pensavano appartenessi ai Nar e volevano sapere dove trovavamole armi".

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Picciafuoco, poco dopo in questura, davanti a 6 fotografie mostrate dagli inquirenti, identificò uno dei suoi aggressori in Roberto Savi, uno dei killer della Uno Bianca. Fatto confermato oggi in aula dal teste: "Lo avevo visto sui giornali". Un episodio che ha fatto sussultare l'aula. Picciafuoco ha ribadito poi di "temere per la mia vita, qualcuno potrebbe pensare che stia collaborando per la strage". Ma non ha voluto dire chi potrebbero essere queste persone con il giudice Caruso che ha puntato molto su questo aspetto: "Lei non ha nulla da temere dalle indagini. Ma ci dica chi potrebbe farle del male perché lei non sta collaborando con nessuna indagine, lei è reticente e verrà denunciato per questo". 

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