Strage Bologna, due Dna sui resti della Fresu. Bolognesi: "Aspettiamo gli altri esami"

Analizzati i resti, sono di donne diverse. L’ipotesi: trovata la vittima numero 86, ma il presidente dell'associazione dei familiari: "Valutazioni solo dopo che la perizia sarà completa"

Il bus 37 fu utilizzato per trasportare i cadaveri dopo lo scoppio

Il bus 37 fu utilizzato per trasportare i cadaveri dopo lo scoppio

Bologna, 7 settembre 2019 -  Da un primo dato comparativo apparterrebbero a due persone diverse, entrambe di sesso femminile, i reperti organici ritrovati all'interno della bara di Maria Fresu, una delle 85 vittime della strage di Bologna (foto), i cui resti sono stati riesumati, il 25 marzo scorso, nel cimitero di Montespertoli (Firenze), dai periti incaricati dalla Corte d'Assise di Bologna, che sta processando l'ex Nar Gilberto Cavallini per concorso nell'attentato del 2 agosto 1980.

"Non facciamo un romanzo, non si può nel modo più assoluto parlare di 86esima vittima, bisogna aspettare gli esami sui parenti della Fresu, poi quando la perizia sarà completa si faranno delle valutazioni. Comunque per quanto riguarda la situazione di Gilberto Cavallini non cambia nulla, siamo sereni". Così Paolo Bolognesi, presidente dell'associazione dei familiari delle vittime della strage del 2 agosto.

"Bisogna sempre tenere presente quei momenti, se qualche frammento è andato in tombe diverse non si può dire che c'è un morto in più", commenta poi all'Adnkronos. 

"Determinate illazioni - incalza - le fa soprattutto chi non ha presente il momento, si sono trovati resti fino a venti giorni dopo la strage. Bisogna essere molto prudenti, la situazione del momento era piuttosto delicata, bisognerà aspettare le analisi sui vivi. Capisco la difesa che voglia tirare fuori di tutto, però il quadro accusatorio di Cavallini non cambia nel modo più assoluto".

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"Non è ancora stata fatta alcuna analisi comparativa del Dna, che verrà depositata prima dell'udienza del 23 settembre. Attendiamo per ora gli esiti delle analisi", dice uno dei legali dei familiari delle vittime della strage del 2 agosto, l'avvocato Andrea Speranzoni, a proposito dei primi risultati parziali che emergono dall'analisi del Dna sui resti attribuiti a Maria Fresu.  "Ciò che finora il processo ha fatto emergere e che risultava già scritto in modo chiaro anche nelle perizie medico legali del tempo, era lo stato smembrato di numerosi corpi delle vittime", ha aggiunto Speranzoni. "Ciò faceva e fa capire il livello di distruttività dell'ordigno collocato dai neofascisti nella sala d'aspetto della stazione. L'analisi del dottor Danilo Coppe lo conferma. Come collegio di parte civile siamo dunque sereni - ha detto ancora il legale -, la nostra impostazione non cambia, a fronte di un quadro indiziario che ci appare solido. Siamo ottimisti anche per ciò che riguarda l'indagine sui mandanti". 

Fioravanti: "Un passo avanti importante"

Le accuse e le obiezioni, le prove disintegrate come corpi svaniti nel nulla, i processi, le udienze, il silenzio. E di nuovo un passo avanti, almeno così lo definisce Valerio Fioravanti, ex Nar, sulla ricostruzione e le responsabilità della strage di Bologna. "I reperti organici di due donne diverse nella bara di Maria Fresu sono un passo importante, utile - commenta all'Adnkronos - considerato che a Bologna da 39 anni sono tutti impegnati a nascondere la verità, non ad accertarla. Vedremo ora la perizia completa. Finalmente c'è qualcuno che cerca, in mezzo a tanti altri che girano la testa dall'altra parte".

IL PROCESSO BIS E LE INDAGINI SUI MANDANTI
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