Bologna, 27 marzo 2023 – Medioevo, rinascimento, età dei lumi. C’è una leggenda, a Bologna, che cammina attraverso i secoli e la storia della città, con la leggerezza di una damigella. È anche uno dei cinque o sette misteri di Bologna, a seconda del narratore, e ha il suo cuore nelle Tre Frecce sotto il portico all’ingresso di Corte Isolani.
Una storia molto affascinante che ha avuto, sulla dotta Felsina, un effetto molto positivo: quello di portare continuamente visitatori col dito puntato al cielo, in cerca di tracce e frecce e pennacchi.
Ecco quello che racconta il podcast di oggi, quel Resto di Bologna ascoltabile online sul nostro sito o su Spotify, che ama svolgere le matasse della memoria, in cerca di vecchi e nuovi indizi che non ci stanchiamo mai di ascoltare. Ed è sempre interessante andare per le strade della città ad ascoltare quello che sa la gente, le informazioni che ha raccolto il turista e che poi si porta dietro nell’individuazione di un mistero. Protagonisti del podcast, dunque, turisti ma anche bolognesi curiosi, che dicono la loro e uno storico come Marco Poli, anche collaboratore del Resto del Carlino ed espertissimo su ’Bologna, com’era’, che alla fine ci darà la soluzione della leggenda. Perché forse, in effetti c’è, come si ascolta nel suo commento.
Se ancora non avete visto le Tre Frecce o se avete deciso che è ora di vederne almeno due, perché è più facile che se ne veda solo una, è il momento di fare un giro e arrivare al civico 19 di Strada Maggiore. Qui c’è Casa Isolani, uno dei rari esempi di costruzioni civili del XIII secolo, che grazie alla galleria coperta, ora sede di negozi, botteghe e ristoranti, collega la casa alla corte dell’altra residenza, Palazzo Isolani che dà su piazza Santo Stefano, realizzato tra il 1451 e il 1455 da Pagno di Lapo Portigiani, scultore da Fiesole, in uno stile che segna il passaggio al rinascimento toscano: il portico possiede arcate a tutto sesto con capitelli corinzi, mentre le finestre (monofore) sono a sesto acuto.
Non è mica facile vederle, però, queste frecce. Soprattutto perché il portico in questione all’altezza del ‘passaggio di corte isolani’, come amano definirlo i miei concittadini centraioli, in legno di quercia, del XIII secolo, costruito su un imponente facciata in laterizio, è uno dei più alti che si incontrino nei quasi quaranta chilometri che percorrono il centro storico e coi suoi nove metri di travi che raggiungono e sostengono il curioso terzo piano della casa. In epoca recente, alle tre colonne lignee originarie, se ne sono aggiunte due in muratura, tanto necessarie per evitare il collasso della struttura, quanto bruttine.