
Cesena, 15 settembre 2023 – Assolti con formula piena dall’accusa di omicidio colposo. Una tragedia non evitabile, secondo il giudice del tribunale di Ravenna, quella in cui ha perso la vita il cesenate 46enne Davide Pastorelli uscito per una gita in mare a Milano Marittima il 27 agosto del 2020.
Sono stati assolti ieri ‘perché il fatto non sussiste’ dall’accusa di omicidio colposo Enea Puntiroli e Mattia Puntiroli, titolari del centro velico ‘Al Canalino’ da cui la vittima e gli amici avevano noleggiato un catamarano. Gli imputati erano difesi dagli avvocati Massimiliano Bacillieri e Domenico De Bernardino, che hanno sostenuto che Pastorelli non si sarebbe potuto salvare neppure se a bordo dell’imbarcazione ci fosse stato un salvagente anulare.
Questa la questione principale dibattuta al processo con rito abbreviato, al termine del quale il pubblico ministero ha chiesto l’assoluzione degli imputati.
Il 46enne annegò dopo un tuffo dal catamarano durante la gita in mare con la fidanzata e una coppia di amici. La colpa attribuita ai due imputati era di aver dato a noleggio l’imbarcazione senza salvagente anulare e relativa cima di recupero. Il giorno della gita in catamarano, una volta arrivati al largo, Pastorelli si era tuffato in mare senza giubbotto di salvataggio, pur non essendo un ottimo nuotatore. Inutili le manovre dei tre amici per raggiungerlo. Il 46enne era andato in affanno ed era stato trascinato via dalla corrente. A quel punto gli amici erano tornati a riva nella speranza, rivelatasi vana, che Davide Pastorelli fosse riuscito a guadagnare la battigia a nuoto. Ma il suo corpo venne ritrovato il giorno seguente. In prima battuta la procura aveva escluso un nesso causale tra decesso e assenza del salvagente anulare e aveva chiesto l’archiviazione. Interpretazione non condivisa dagli avvocati Alessandro Sintucci e Alice Magnani che tutelavano i parenti della vittima e si erano opposti. Alla scorsa udienza i familiari (madre e figlia della vittima) sono usciti dal processo in seguito a una trattativa riservata con gli imputatati che hanno deciso di pagare una quota forfettaria indipendentemente da una loro eventuale responsabilità. Al processo i difensori degli imputati, oltre a sostenere che il salvagente non avrebbe potuto evitare la morte di Pastorelli, hanno aggiunto che non era obbligatorio perché la compagnia di amici si è fermata a fare il bagno entro 300 metri dalla riva, e per legge è disposto l’obbligo del salvagente solo oltre quella distanza.