Una mozione in consiglio comunale per chiedere la revisione immediata delle nuove regole del centro socio occupazionale; l’introduzione di esenzioni in caso di assenza per cause di forza maggiore; un ripensamento complessivo della manovra tariffaria adottata dalla Giunta". A presentarla sarà il gruppo consiliare di Fratelli d’Italia.
"La Giunta comunale di Cesena da inizio d’anno – afferma il capogruppo consiliare Marco Casali – ha avviato una serie di aumenti tariffari che stanno progressivamente colpendo cittadini e famiglie, spesso in modo silenzioso ma costante. Si tratta di una manovra regressiva, che scarica sulle fasce più fragili della popolazione il peso del bilancio comunale. Dopo l’aumento delle rette delle mense scolastiche – per il quale pende un ricorso al presidente della Repubblica presentato da FdI – sono arrivati l’aumento del costo dei parcheggi, l’aumento delle spese istruttorie per le pratiche edilizie, l’incremento tasse sulle insegne, l’aumento dell’addizionale comunale Irpef un aumento indiretto della Tari".
"Si tratta – prosegue Casali – di aumenti apparentemente frammentati, ma che colpiscono quotidianamente i redditi dei cesenati. Goccia dopo goccia, a fine anno il danno economico per molte famiglie sarà tutt’altro che trascurabile. Il tutto mentre il bilancio comunale chiude con un avanzo di oltre cinque milioni di euro: un dato che rende ancora più inaccettabile questa pressione economica sui cittadini". Secondo Fdl è scoppiato inoltre il caso, vergognoso, del centro socio occupazionale del distretto di Cesena, gestito dall’Asp (azienda pubblica dei servizi alla persona) Cesena Valle Savio. I centri socio-occupazionali ) sono strutture diurne che offrono servizi di supporto e accompagnamento a persone con disabilità, con l’obiettivo di promuovere il loro sviluppo personale, sociale e, ove possibile, occupazionale. "L’ultima, grave stortura riguarda il centro socio occupazionale – sottolinea Casali –. Oltre all’aumento delle rette giornaliere e delle spese di trasporto, si introduce un principio iniquo: il pagamento del servizio è obbligatorio anche in caso di assenza dell’utente. Le nuove regole prevedono infatti il pagamento completo per le assenze fino a nove giorni consecutivi; il pagamento del 50%, percentuali via via decrescenti tra il 10° e il 39° giorno di assenza continuativa; l’esenzione solo dal 40° giorno. In sostanza, una famiglia che per motivi di salute, ricovero o gravi impedimenti è costretta a tenere a casa il proprio caro, continuerà comunque a pagare anche il trasporto mai effettuato. È un approccio insensibile, burocratico e privo di buon senso".
"Complessivamente, questa è una visione distorta del rapporto cittadino-amministrazione – sottolinea Casali –. Quello che dovrebbe essere un servizio pubblico essenziale viene gestito con logiche da libero mercato monopolistico: si detta la regola, e il cittadino – non avendo alternative – è costretto ad accettarla. Ci troviamo di fronte a una pericolosa involuzione del concetto stesso di welfare locale, dove non esiste più equità, ma solo imposizione. Abbiamo chiesto chiarimenti all’amministrazione, ma la risposta è stata a dir poco disarmante: ’nessuno si è lamentato’. È evidente che ci si accorge del danno solo quando lo si subisce e quando sarà troppo tardi per correggerlo".