’Ndrangheta in Riviera: bar pasticceria chiuso per infiltrazioni mafiose

Il Dolcesalato di Cesenatico a dicembre era stato sottoposto a una misura interdittiva nell’ambito dell’operazione ’Radici’

Il bar pasticceria Dolcesalato di Cesenatico chiuso nei giorni scorsi

Il bar pasticceria Dolcesalato di Cesenatico chiuso nei giorni scorsi

Cesenatico, 9 aprile 2024 – Il bar pasticceria Dolcesalato di Cesenatico è stato chiuso nell’ambito dei procedimenti giudiziari relativi alle indagini sulle infiltrazioni mafiose in Emilia-Romagna. Il pubblico esercizio situato in piazza Comandini, è chiuso perché sottoposto ad una misura interdittiva, che era stata comunicata dalla Prefettura di Forlì-Cesena quattro mesi fa, nei primi giorni del dicembre scorso.

I titolari dell’attività tuttavia fecero ricorso al Tar dell’Emilia-Romagna, che molto probabilmente si esprimerà dopo l’estate, ma la Prefettura nel frattempo ha avviato l’iter per la chiusura. Con il termine tecnico della "interdittiva" si intende che, con questo provvedimento, la società titolare dell’attività è esclusa dal rinnovo della licenza e dalla possibilità di avere altri rapporti con la pubblica amministrazione, come appalti, autorizzazioni, finanziamenti pubblici e rapporti contrattuali. La palla è passata dunque dalla Prefettura al Comune, i cui uffici hanno disposto la chiusura che è stata eseguita materialmente nei giorni scorsi.

È questo l’ultimo atto sul territorio dell’operazione "Radici", che portò alla scoperta di un tentacolo della ‘Ndrangheta calabrese, che si era insediato in riviera. A scoprirlo furono gli uomini della Guardia di Finanza. Tra i malavitosi finiti nella rete dell’operazione "Radici" c’era un uomo oggi 52enne, nato a Bologna e ufficialmente residente a Cesenatico, che era stato fermato per i reati di estorsione, minacce, intermediazione illecita, sfruttamento del lavoro e agevolazione di organizzazioni mafiose. Secondo le indagini condotte dalle Fiamme Gialle l’uomo, che risultava essere il rappresentante legale di alcune imprese di pulizie, in realtà sarebbe legato al clan dei Piromalli.

Nella sua abitazione i finanzieri sequestrarono 100mila euro in contanti e orologi di valore. Ricordiamo che le indagini presero spunto nel 2018, quando in riviera era stata notata la presenza di alcuni imprenditori calabresi, i quali avevano acquistato aziende importanti. A Cesenatico si parla di un ristorante in viale Carducci, un albergo in centro, un bar pasticceria, un bar nella zona di Ponente e un altro pubblico esercizio. Dietro questi affari c’era Francesco Patamia, oggi 36 anni, il quale assieme ai soci condusse le trattative per acquisire le attività tramite la Sp Group, una società con sede a Milano. Patamia poi si trasferì altrove e lasciò sul posto un suo uomo di fiducia, appunto il 52enne residente a Cesenatico.

Le indagini della Guardia di Finanza hanno consentito di collocare queste compravendite ed i movimenti strani nell’acquisto e nelle cessioni delle aziende, nell’ambito delle indagini successivamente condotte a livello nazionale dalle Fiamme Gialle del Gico, i Gruppi d’investigazione sulla criminalità organizzata, dal Scico, il Servizio centrale di investigazione sulla criminalità organizzata, e la Dda di Bologna, che hanno portato nell’ottobre 2022 a 23 misure cautelari ed al sequestro di beni per un valore di 30 milioni di euro.