Rockin'1000 a Cesena tra brividi ed emozioni: in 18mila per gli alluvionati della Romagna

Grande serata per gli alluvionati organizzata dalla band più numerosa del mondo: una ventina di brani tutti rock, anche se il penultimo pezzo è ‘Romagna Mia’

Cesena, 29 luglio 2023 – I simboli della Romagna. L’immagine del Galletto che canta a squarciagola (intonato?) sulla chitarra del logo di Rockin’1000, la lunghissima fila davanti al chiosco di piadina più vicino allo stadio e l’entusiasmo di un popolo che i problemi li affronta (con la fortissima determinazione a risolverli in fretta) a suon di musica. Il giorno del concerto cesenate organizzato dalla band più numerosa del mondo comincia quando è ancora pomeriggio e il popolo del rock proveniente da tutta Italia per sostenere, divertendosi, una buona (buonissima) causa comincia a scaldare i motori, entrando nello spirito di un evento destinato a fare la storia.

Grande serata per gli alluvionati organizzata dalla band più numerosa del mondo: una ventina di brani tutti rock, anche se il penultimo pezzo è ‘Romagna Mia’

Perché è qui, a Cesena, che tutto è cominciato con la band nata dall’idea di Fabio Zaffagnini, capace di convincere i Foo Fighters a venire in questo spicchio di Romagna a suonare, dopo aver assistito appunto a un'esibizione corale di mille musicisti che avevano intonato Learn to Fly. Una canzone che già era un mito e che ora, se è possibile, lo è ancora di più. Tanto da meritarsi il posto in chiusura della scaletta della ventina di brani tutti rigorosamente rock. O quasi. Perché il penultimo pezzo è ‘Romagna Mia’ (cantata da Moreno il Biondo), che apparentemente non c’entra nulla, ma che in verità oggi è tutto. Perché racconta il motivo per cui si è qui. E a sentirla cantare tra chitarre e batterie, mette i brividi.

Lo stadio è pieno, 18mila persone, i microfoni si aprono intorno alle 20, quando Lodovica Comello sonda il polso del pubblico dando il via al preshow. Il pubblico, che sta entrando, risponde con l’entusiasmo di chi sa di essere nel posto giusto al momento giusto. Ma ancora è niente. Perché il bello comincia alle 21 (abbondanti), quando le luci naturali si affievoliscono e si accendono i riflettori dello spettacolo. Si comincia con un minuto di silenzio in memoria delle vittime dell’alluvione e con una poesia interpretata da Tommaso Caporali. Applausi, giusti, dovuti, emozionati. Perché è dura, perché le ferite dell’alluvione ci sono ancora e sono profonde. Poi si parte a tavoletta, con ‘Enter Sandman’ dei Metallica, seguita da ‘Smell like Teen Spirit’, dei Nirvana e ‘Bullet with Butter with Butterfly Wings’ degli Smashing Pumpkins. A metà concerto tocca al primo inedito della band, ‘How we roll’, seguito poco dopo dal medley dei Radiohead firmato da Diodato. La musica si spegne per una manciata di minuti, in occasione dell’intervento di Fabio Zaffagnini, cesenate doc, anima del progetto, che parla dell’ambiente, del motivo per cui si è qui: “Niente rabbia, niente astio. La rabbia ci farà morire, la speranza ci farà vivere e vincere”. Cita il cambiamento climatico e ciò che l’uomo può fare per evitare che ciò che è appena accaduto non riaccada. Gli esempi sono ‘I burdel de paciug’, i volontari che avevano spalato melma nei giorni immediatamente successivi la catastrofe. E il popolo rocchettaro che è qui, a suonare, arrivato da chissà dove, con l’intento di dare una mano a modo suo. E allora eccoci. Dopo i Queen da brividi con Bohemian Rhapsody, tutta con le luci dei telefoni accesi, i Pink Floyd che abbattono il loro storico o muro e Seven Nation Army che ricorda di quando si vinse il mondiale, arriviamo al rush finale. A ‘Romagna Mia’, che c’entra, eccome. E a ‘Learn to Fly’. Che se non era per quella, oggi lo stadio sarebbe stato buio e silenzioso. E la Romagna un po’ più triste.