Il ritorno dei lupi, l’esperto: "Convivenza difficile, ma vanno abbattuti solo in casi estremi"

Luigi Boitani conosce benissimo le abitudini di questi predatori. "Si sono moltiplicati e ora arrivano fino in pianura alla ricerca di cibo. Aggressioni all’uomo rare, ma possono attaccare animali domestici"

Bologna, 4 gennaio 2023 – Da cinquant’anni “balla” coi lupi, li osserva, li studia, li conosce come nessun altro. Luigi Boitani, zoologo, professore emerito della Sapienza di Roma è uno dei massimi esperti europei del re del bosco che continua a seguire per conto dell’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (Uinc), e di altri enti.

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Professore, i casi di predazione dei lupi in Italia sono in aumento?

"Sono in linea con la popolazione di questo animale, ma non credo che ci siano aumenti esponenziali di aggressioni al bestiame. Le regioni dovrebbero avere numeri precisi in base al registro dei danni".

Però aggrediscono anche i cani.

"I singoli assalti sono in realtà rari, ma impressionano l’opinione pubblica. Certo, si tratta di un danno sentimentale che comprensibilmente suscita rabbia e indignazione".

Che fare allora?

"In Italia c’è l’abitudine a lasciare i cani liberi anche in presenza di boschi. O, peggio, a volte a lasciarli alla catena. Un cane di piccola taglia, solo, è percepito dal lupo come una preda. Se ci sono due o tre esemplari insieme, invece, è il lupo che taglia la corda".

Come mai ora si trovano anche in pianura?

"Serve la prevenzione. Il lupo è un animale estremamente adattabile, può mangiare un alce in Svezia o rifiuti trovati nel pattume. La popolazione è in aumento e l’areale di frequentazione quindi si allarga. Anche in pianura ormai bisogna tenere conto della convivenza".

È un bene o un problema?

"Sul piano naturalistico è un fatto positivo, ma siccome in Italia gran parte del territorio è abitato, bisogna trovare un compromesso per salvaguardare animali selvaggi e attività umane".

Mica facile.

"C’è spazio per trovare un punto di equilibrio fra il radicalismo animalista e l’estremismo di chi vorrebbe l’eliminazione totale. La politica però è latitante. Da nove anni c’è un Piano per la gestione del lupo in attesa di approvazione".

Lei approva eventuali abbattimenti?

"Lo scrivo dal 1979. In casi estremi, se non c’è altra soluzione, come la cattura e la rimozione dal territorio, si può anche pensare a un piano di controllo. Il lupo è protetto, ma la direttiva Habitat prevede deroghe per le Regioni fino all’ abbattimento".

Perché non si è mai fatto?

"Per timore di mettersi contro gran parte dell’opinione pubblica".

Gli allevatori come possono difendersi?

"Gli strumenti esistono, ma serve un lavoro aggiuntivo che crea disagio. Bisogna dotarsi di cani maremmani abruzzesi e di recinti elettrici. Esistono fondi europei per finanziare la prevenzione, ma ci sono posizioni ideologicamente contrarie che sono per l’abbattimento come unica soluzione. Succede soprattutto in Alto Adige".

Il lupo è pericoloso per l’uomo?

"No, nel modo più assoluto. Le aggressioni sono rarissime. Vedo più pericolosi certi cani, come i rottweiler che recentemente hanno ucciso la loro proprietaria nel Modenese".

Cosa sono i lupi confidenti?

"Quelli che si abituano troppo alla vicinanza dell’uomo, che a volte li incentiva. Situazione da evitare perché possono succedere incidenti. Su una spiaggia italiana una lupa si era abituata ad avvicinare le persone che le davano anche da mangiare. Un giorno ha afferrato il vestito di una bambina. È stata catturata e portata altrove".

Perché tanto allarmismo?

"La gente pensa ancora allo stereotipo del lupo cattivo di cappuccetto rosso. Con questo animale si può convivere, ovviamente seguendo certe regole e prevedendo sempre un risarcimento dei danni".

È v ero che attraverso il progetto lupo sono stati liberati esemplari?

"Falso, è una leggenda metropolitana. La popolazione si è allargata per un fatto naturale. Le montagne da anni si spopolano, sono in aumento animali come caprioli, daini, cervi e di conseguenza sale anche il numero dei predatori".

Quanto esemplari sono censiti oggi in Italia?

"Secondo uno studio dell’Ispra di Bologna sono circa 3.300, in buona parte si trovano sull’Appennino, dove a fine anni Settanta sopravvivevano solo 200 capi. Però si spostano velocemente e alcuni esemplari dotati di radiocollare li abbiamo ritrovati in Francia, altri si sono saldati con i nuclei provenienti dalla Slovenia".

I capi ibridati con i cani sono pericolosi?

"Né più, né meno dei lupi in purezza. Però costituiscono un problema perché mettono in pericolo l’identità genetica della specie. In alcune aree appenniniche sono il 40% del totale. C’è un filmato fatto in Basilicata che mostra una femmina in calore con un lupo e due cani al seguito. E qui si evidenzia il nodo del randagismo".