
Giampaolo Papi, direttore dell’Endocrinologia dell’Ausl di Modena
Modena, 3 aprile 2022 - Il timore di un incidente nucleare legato alla guerra in Ucraina ha portato alcuni cittadini ad informarsi in farmacia, dai pediatri o dai medici di medicina generale circa l’acquisto di ioduro di potassio. Parliamo di pillole che potenzialmente servono anche per proteggere dalle radiazioni, ma attenzione: assumerle senza alcun ‘disastro radioattivo’ può comportare solo danni alla tiroide con seri effetti collaterali. A sottolinearlo è Giampaolo Papi, direttore dell’Endocrinologia dell’Ausl. "I pazienti si sono rivolti a noi per chiedere se sia necessario o meno assumere le pillole di ioduro di potassio e la risposta è: assolutamente no. Si tratta di formulazioni che vanno assunte solo in caso di disastro nucleare avvenuto e non in via preventiva, quanto meno nelle nostre zone che sono lontane da centrali nucleari. Quindi, visto che non vi è alcun disastro annunciato non vanno assunte".
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Quali sono i rischi?
"Le possibilità che ci siano effetti collaterali sulla tiroide sono elevate, tenendo presente che nel nostro territorio abbiamo un numero considerevole di persone già affette da malattia della tiroide. Questa formulazione a base di ioduro di potassio interviene solo per impedire alla tiroide di assumere lo iodio radioattivo, per proteggerla. A Modena ci sono tanti pazienti affetti da noduli tiroidei, da malattia di Graves-Basedow e da tiroidite di ‘Hashimoto’. Questi pazienti in particolare potrebbero riportare seri danni alla tiroide a seguito dell’uso improprio di questa sostanza".
Consigli?
"Il ‘carburante’ della tiroide è lo iodio: se nella dieta quotidiana se ne assume a sufficienza, la tiroide riesce senza problemi a sintetizzare i propri ormoni. Gli adulti devono assumere almeno 150 microgrammi al giorno di iodio. Questo fabbisogno risulta aumentato nelle donne in gravidanza ma è più basso nei bambini. Noi possiamo introdurlo solo attraverso il cibo: se abbiamo una dieta equilibrata, soprattutto con cibi di mare e supplementata con sale iodato possiamo dare alla tiroide ciò che serve".
In caso di ‘nube radioattiva’ ci sono soggetti maggiormente a rischio?
"Sicuramente i pazienti che presentano un deficit di iodio poiché la tiroide ne diventa avida. A quel punto, in caso di incidente nucleare nelle vicinanze, questi soggetti assumono con maggiore avidità lo iodio radioattivo poiché la tiroide non riesce a riconoscere quello dannoso. Se invece l’incidente avviene in una zona dove c’è iodio a sufficienza la possibilità che la tiroide assuma quantità elevate di iodio radioattivo è bassa".
Per quanto invece riguarda i bambini?
"Se esposti a iodio radioattivo, la tiroide dei bambini corre maggior rischio di sviluppare un tumore maligno. Ricordiamo che con Chernobyl lo iodio 131 contaminò i terreni e di conseguenza il latte prodotto dalle mucche e assunto dai bambini del posto. Furono tanti i bimbi russi che si ammalarono di tumore alla tiroide".