
Alessandro Oliva, il 31enne di Rosciano, caduto ieri in un precipizio a Genga
Fano, 9 agosto 2021 - "Non so cosa sia successo, credo che si siano persi, che abbiano imboccato il sentiero sbagliato. C’era già stato qui al Parco. E fare trekking era la sua passione. Lo sport era la sua passione. I miei genitori mi hanno sempre detto che da quando ha cominciato a camminare non ha più smesso di muoversi, fare attività. E ora voglio ricordalo così. Vivo, esplosivo. Non l’ho voluto vedere. Lui era come il nome di totem che gli avevano dato negli Scout. Era “Leopardo dal sincero entusiasmo“. Era così". Parla piano, a voce bassa, Gianmarco Oliva, 23 anni, fratello minore di Alessandro, di 31, che ha perso la vita ieri nel volo fatale nel foro degli Occhialoni, nel parco naturale della Gola della Rossa e di Frasassi.
Ancona, precipita nel parco Gola della rossa e muore
Ieri, subito dopo aver ricevuto la chiamata che ha sconvolto la vita della sua famiglia, lui e i suoi genitori, Oscar e Miriam, si sono precipitati da Rosciano, dove abitano, a Fabriano, sul luogo delle tragedia. Tra quelle rocce e sentieri immersi nel verde che erano la passione di suo fratello, del suo “leopardo“ pieno di forza e coraggio. Ieri però quella forza, che il corpo di Alessandro, modellato in anni di sport e disciplina, aveva, non è bastata. "Ora spero che facciano l’autopsia - continua Gianmarco - i carabinieri non ci hanno detto nulla al momento, ma ora si dovrà fare chiarezza su come sia andata". E per questo saranno sentiti i cinque amici che erano con Oliva, che, anche senza essere una guida, nè un alpinista, li aveva guidati nell’escursione.
"Ero poco distante da lui, l’ho visto scivolare e poi...". Non riesce a finire la frase uno dei cinque compagni, testimone della tragedia. Per lui era la prima uscita. Ma non per Alessandro, sportivo per studi (laureato in Scienze motorie a Urbino), professione (aveva lavorato anche alla Factory Lab CrossFit di Fano) e per passione, tanta passione. "Atleta, avventuroso e supereroe in addestramento". Così si definiva sul suo profilo Facebook. Ma ieri per quell’avventura lungo sentieri di roccia e verde, ha pagato il prezzo più alto. Un amore per il trekking che sembra lo avesse conquistato sempre di più.
"L’ho visto proprio ieri mattina su Facebook che stava andando a fare un’escursione - racconta Massimiliano Ascolillo, amico ed ex collega personal trainer, titolare della palestra Factory Lab Crossfit, dove aveva lavorato anche Alessandro - era contento come al solito. Amava la natura. Lui stesso si definiva “wild“, selvaggio. E purtroppo è successa questa tragedia. Lui amava il suo lavoro, lo sport. Qui al Factory, che abbiamo chiuso per il lockdown, insegnava Calisthenics, un tipo di ginnastica che sfrutta il peso del corpo e si fa su quadri e parallele di ferro. Era appassionatissimo. Poi purtroppo col Covid abbiamo chiuso. Ma lui continuava a insegnare. E vedevo che si era avvicinato sempre di più all’escursionionismo. Aveva coinvolto tanti che venivano anche qui da noi in palestra. Alessandro era una persona pulita, sempre educato e gentile, mai una risposta fuori luogo. Era uno spirito libero, selvaggio. E ora sarà così per sempre".
Elisabetta Rossi