Tragedia Fano: "Anche noi abbiamo perso un figlio. Cara Stefania, se vorrai ci saremo"

Angela e Alessandro Serafini raccontano la loro tragedia e tendono la mano alla mamma del piccolo Fabio

Mamma Angela e papà Alessandro Serafini, genitori del piccolo Edoardo, morto nel 2015

Mamma Angela e papà Alessandro Serafini, genitori del piccolo Edoardo, morto nel 2015

"Cara Stefania, se vorrai, noi siamo qui per te. Sappiamo bene l’inferno che stai attraversando, perché ci siamo passati 7 anni fa. Quel giorno assieme al nostro Edoardo siamo morti anche noi, ma piano piano, con l’aiuto di un gruppo di sostegno e le professionalità giuste, siamo riusciti a tornare alla vita". Sono in pena per la donna che ha appena perso il figlioletto Fabio e il marito Davide, mamma Angela e papà Alessandro, genitori del piccolo Edoardo Serafini morto a 8 anni vittima di un incidente stradale.

"Purtroppo per noi è sempre un dolore che si rinnova - dicono -. Sappiamo precisamente quali sono le ore che scandiranno il tempo di questa donna da qui in avanti: le ore, i minuti, i giorni, gli anni… Noi per fortuna eravamo in due ad affrontare il dolore, con un figlio rimasto. Lei purtroppo sarà sola, con due bambini. E non sarà in grado di farcela. Le istituzioni si devono far carico del problema. Io ancora aspetto una telefonata. Perché all’inizio tutti fanno tanto: vengono al funerale, portano fiori al cimitero, istituiscono il giorno di lutto. Poi però spariscono tutti. E rimani da sola. E a quel punto è un attimo che vacilli, che vuoi farla finita e raggiungere tuo figlio. Perché la perdita di un marito è sì dolorosa, ma vi assicuro che ora per questa donna è tutto un vortice che ruota attorno al figlio che non c’è più".

Dopo la morte di Edoardo, Angela e Alessandro hanno attraversato tante avversità conseguenti al lutto. Il processo per omicidio colposo dal quale Alessandro è stato completamente prosciolto, ma che è costato energie ed oltre 80mila euro alla famiglia; la difficoltà a svolgere il ruolo genitoriale nei confronti dell’altro figlio (allora 16enne) e la difficoltà di vivere in una città, Fano, che ormai li aveva identificati come "il papà e la mamma del bimbo morto". Per questo 4 anni fa la decisione di "fuggire" alle Canarie dove hanno preso una casa in cui ora ospitano famiglie come la loro.

"Era quasi come se non avessimo più un’identità. Lo notavamo nelle persone che incontravamo. Se a cena ci veniva in mente un ricordo di Edoardo, vedevi l’imbarazzo di tutti, ma non è che se una persona non c’è più non se ne deve più parlare. Ma per tanti è difficile rapportarsi con la morte. Per nostra fortuna abbiamo incontrato persone che ci hanno saputo aiutare". Il riferimento è ad un gruppo di genitori senza più figli, un mutuo soccorso che si è formato con gente che si è trovata per sostenersi. "Noi ci chiamiamo anche in piena notte, perché ci sono momenti in cui non sai dove sbattere la testa e non puoi parlare neppure coi tuoi stessi genitori - prosegue Angela -. Una settimana dopo la morte di Edo mi chiamò una coppia di avvocati di Pesaro che un anno prima aveva perso un figlio. Mi raccontò esattamente a cosa sarei andata incontro. Non lo capii subito, ma l’ho riscontrato nel tempo. E mi sono sentita compresa. Perché purtroppo per quanto uno possa avere grandi amici che ti sono sempre stati vicini, arrivano fino ad un certo punto. Mentre quando si perde un figlio c’è bisogno di superare quel limite, di esternare cose che non si possono dire a tutti. Solo chi l’ha provato sulla sua pelle può capire".

L’aiuto più grosso di cui ha bisogno Stefania ora, per Angela è proprio questo. "Avendo altri due figli, purtroppo, in questo momento potrebbe avere difficoltà a fare la mamma. Io rifiutavo mio figlio grande, gli dicevo che non aveva bisogno di me, che era Edo ad aver bisogno di me. Chissà dov’era, chissà se era solo, chissà se aveva paura…. questi erano i miei pensieri. Dov’é Edo? E tutte le notti sognavo l’incidente: tutte le notti io cadevo dallo scooter, mi saliva la ruota addosso, sentivo le ossa che si spaccavano. Tu pensa la mente di una madre! Finché la psicologa non mi ha detto che mio figlio era in competizione con il mio dolore. E così siamo venuti qua, per far vivere all’altro figlio ormai 23enne una vita normale a Fano".