
Le barche per la motopesca al porto di Fano (foto d’archivio)
di Silvano ClappisRischia di scomparire a Fano la flottiglia peschereccia che è ormai ridotta ad una decina di grossi motopescherecci. Quella cioè che pratica la pesca d’altura, e che nei decenni del Novecento era tra le prime in Italia. Il pericolo, purtroppo, è reale e si chiama demolizione delle barche. Infatti le imprese di pesca fanesi, come quelle nel resto del Paese, sono in attesa di conoscere la graduatoria definitiva delle imbarcazioni per le quali è stato chiesto il contributo economico relativo all’arresto definitivo delle attività di pesca. Ciò in base ad un decreto del Ministero dell’Agricoltura, Sovranità alimentare e forestale che punta al ridimensionamento della pesca a strascico nei mari italiani, in ossequio alle direttive europee. Stando ai numeri sembra che dei 9 motopescherecci che fanno base al porto di Fano, in 4 o 5 abbiano presentato domanda di demolizione.
"Siamo in attesa – fanno sapere al Gruppo Pesca Fano – degli esiti di queste domande, come del resto, tutte le marinerie. Bisognerà vedere poi se il Ministero avrà risorse economiche sufficienti per accogliere tutte le domande presentate oppure se verranno soddisfatte sole le imbarcazioni che si trovano in cima alla graduatoria". L’impressione, negli ambienti marinari di Fano, è che non ci siano soldi per tutti, per cui bisognerà vedere se i motopesca fanesi si troveranno in alto nella lista, e dunque con la possibilità di essere demoliti, oppure se saranno esclusi dal contributo economico. La graduatoria, che viene stilata dal Ministero dopo che le Capitanerie di Porto avranno avranno eseguiti i controlli delle imbarcazioni destinate ad essere dismesse, tiene conto di una serie di parametri, dal tonnellaggio alla vetustà dello scafo, alle dotazioni di bordo, al fatto che la barca sia stata operativa negli ultimi tempi. Dunque bisognerà capire dove si piazzeranno i 4 o 5 motopescherecci fanesi che avrebbero presentato domanda.
Le ragioni di questa scelta di chiusura dell’attività possono essere riassunte nella anzianità dei titolari dell’impresa di pesca, nella difficoltà di trovare personale adeguato, nell’aumento dei costi di gestione dell’imbarcazione, nelle normative sempre più stringenti. Risultato? La pesca a strascico potrebbe scomparire dal porto di Fano, specie se la decina di motopescherecci dovesse essere dimezzata nella sua consistenza. Le conseguenze sarebbe di due tipi. Da un lato la riduzione della flottiglia fanese, così come avviene negli altri porti pescherecci dell’Adriatico, Tirreno e Jonio, favorirà un impatto positivo sulla risorsa ittica – che è il principio della sostenibilità della pesca nel Mediterraneo proclamato dall’Unione Europea. Dall’altro influirà sul mercato: la minore quantità di pesce pescato farà inevitabilmente salire i prezzi.