
L’area verde di Chiaruccia su cui si affaccia l’eremo di Monte Giove
"No al polo logistico a Chiaruccia e alla trasformazione di suolo agricolo in area industriale". Legambiente, attraverso il circolo cittadino Idefix, si schiera dalla parte dei cittadini chiedendo "di sospendere l’iter per la modifica della destinazione urbanistica e di avviare un processo partecipato e trasparente per la valutazione dell’impatto ambientale, sanitario e socio economico del progetto". "L’intervento – prosegue Legambiente Fano – comprometterebbe irreversibilmente il carattere rurale, paesaggistico e ambientale di una zona che rappresenta non solo una risorsa naturale di primaria importanza, ma anche un elemento di identità territoriale". "Non ci opponiamo al polo logistico – insiste la presidente di Legambiente Fano Pamela Canistro – in quanto tale, qualora esso risponda a criteri di reale utilità pubblica, sostenibilità e visione strategica, ma alla sua localizzazione a Chiaruccia che prevede l’occupazione di suolo agricolo fertile e attualmente vincolato a usi pubblici. La pianificazione territoriale deve tener conto del principio di minimizzazione del consumo di suolo e della necessità di riqualificare aree dismesse o già compromesse dal punto di vista ambientale, piuttosto che compromettere altre aree. Difendere il suolo oggi significa tutelare il nostro benessere domani. Il territorio di Fano non può essere sacrificato per visioni di sviluppo obsolete e insostenibili."
E ancora Legambiente Fano: "La realizzazione del polo logistico comporterebbe la cementificazione del terreno, l’eliminazione di habitat naturali e agricoli, l’incremento delle temperature locali (effetto "isola di calore") e la perdita di servizi ecosistemici. Inoltre l’aumento di camion, tir e furgoni comporterebbe un peggioramento della qualità dell’aria, un incremento delle emissioni di Co2, Nox, Pm10 e un aggravamento dell’inquinamento acustico. La contraddizione è ancora più evidente se si considera che, soltanto qualche anno fa, parte dell’attuale amministrazione si era opposta alla realizzazione di un biodigestore anaerobico per l’impatto prodotto dal traffico dei camion. Oggi quegli stessi amministratori sembrano disposti a tollerare un volume ben maggiore di traffico per un’infrastruttura di dubbia utilità pubblica".
an. mar.