MARCO D'ERRICO
Cronaca

Fano, troppo vecchio per il trapianto. La figlia lo salva

Scopre di avere la leucemia a 65 anni ma non è ammesso all’intervento per ricevere il midollo osseo. Un medico fanese gli ridà la speranza

Giordano Palumbo, 70 anni, sorride alla vita dopo il delicato intervento

Fano, 23 giugno 2020 - Il destino segnato dalla leucemia, che non gli avrebbe lasciato scampo. Poi si apre uno spiraglio di speranza, con il trapianto di midollo osseo, ma ha più di 65 anni e i medici gli dicono che non è ammesso all’intervento con donatori esterni. E che comunque, anche qualora ci fosse un donatore in famiglia, l’intervento non sarebbe raccomandabile per i rischi operatori connessi. Infine, dopo alcuni mesi di sconforto, l’incontro con un medico che cambierà il suo destino. Sua figlia gli dona il midollo e lui sconfigge la malattia. La storia, il cui ultimo capitolo lascia ben sperare, è quella vissuta da Giordano Palumbo, impiegato fanese di 70 anni in pensione, che non si è arreso dopo la terrificante diagnosi. «Tutto è cominciato in riva a un fiume l’estate scorsa – racconta Palumbo –, dove ero andato per rilassarmi, ma nel momento di tornare alla macchina mi sono sentito male, mi girava la testa, avevo la sensazione che avessi perso le forze. In ospedale, dove sono andato pensando a uno scompenso cardiaco, ho scoperto invece delle alterazioni negli esami del sangue, dai cui è emerso che ero affetto da una grave malattia che sarebbe degenerata in leucemia. I dottori erano pessimisti, prescrivendomi una terapia che purtroppo non mi avrebbe potuto far guarire".

L’uomo, nell’autunno scorso, si rivolge a diversi specialisti, che confermano quanto diagnosticato, ovvero un’aspettativa di vita al massimo di un paio di anni, dovuta all’incalzare della malattia. «Avevo una sola possibilità per sopravvivere – spiega Palumbo –, quella di ricevere un trapianto di midollo da un familiare stretto. Visto che, considerata l’età, non rientravo nei pazienti riceventi del programma sanitario. Mia sorella si è offerta subito, ma per l’età avanzata non avrebbe potuto aiutarmi. Così si è fatta avanti mia figlia, che ha 35 anni e, pur avendo una compatibilità genetica del 50 per cento, quindi inferiore a una sorella, è stata ritenuta idonea".

Così il pensionato parte per Genova, dove incontra il medico fanese che gli ha consigliato il trapianto e che gli salverà la vita: "Non finirò mai di ringraziare il dottor Emanuele Angelucci, figlio del noto radiologo scomparso, e la sua collaboratrice, la dottoressa Carmen Di Grazia. Grazie a loro, che mi hanno effettuato il trapianto, ora posso sperare in un futuro, posso fare dei progetti…". Nel capoluogo ligure, all’ospedale San Martino, Palumbo viene ricoverato per la preparazione all’intervento. Trascorre giorni difficili e di angoscia, temendo che l’intervento fallisse, ma la speranza di guarire gli dà la forza: "Avevo paura per la complessità dell’operazione, che prevede innesti di midollo all’interno delle ossa, e temevo per l’incolumità di mia figlia. Invece, nonostante tutto, per lei non c’è stata nessuna conseguenza e l’operazione si è svolta nel migliore dei modi".

Sicché, dopo l’intervento conclusosi a febbraio, l’organismo ha reagito bene, facendo ben sperare i medici, che hanno riscontrato che il midollo trapiantato aveva attecchito: "Avevo pochi mesi di vita – conclude Palumbo – e me lo hanno rivelato i medici solo dopo che l’intervento è riuscito. Adesso assumo 20 farmaci al giorno, per stabilizzarmi e prevenire il rigetto, ma sono felice e guardo il mondo con occhi diversi, rispetto a qualche mese fa. Certo, non posso prendere il sole e devo stare riguardato finché non guarirò completamente, ma quel che conta è che mi sono salvato".