
La casa di accoglienza femminile Sagrini
Fermo, 26 luglio 2024 – C’è un posto a Fermo nel quale il concetto di famiglia si fa realtà viva e colorata, famiglia senza bisogno di definizioni precise, come un sentimento da vivere. È il Sagrini, nel cuore del quartiere Santa Caterina, che accoglie molte comunità: quella per madri in difficoltà, quella per i minori in sofferenza, quella per chi sta per ritrovare la propria autonomia. Si misura qui il disagio che c’è intorno a noi e che facciamo finta di non vedere, la fragilità di certe madri che da sole non ce la fanno, le ferite di certi ragazzi adolescenti che una famiglia vera non l’hanno mai conosciuta, nei posti letto sempre tutti occupati e nella disperata ricerca di una normalità che d’estate si fa più complicata.
Per questo Laura Censi, che è la responsabile della struttura, con gli educatori, i volontari e le ragazze del servizio civile, ha voluto organizzare una festa estiva, provando a costruire un angolo di tropici sul terrazzo in cima allo stabile: “Avevamo alcuni eventi da celebrare – racconta Laura che con Riccardo Sollini gestisce la struttura che fa capo alla comunità di Capodarco – Una ragazza sta per completare il suo percorso da noi, dopo aver preso un diploma con ottimi voti e aver trovato un lavoro. Oggi sta per riprendere in mano la sua vita, volevamo salutarla come si deve e con lei festeggiare la fine del percorso di studi di un’altra ragazza e la licenza media di una terza ospite. Si fa così, in famiglia, noi cerchiamo di restituire a tutte le persone affidate a noi una normalità il più possibile serena”.
In un angolo c’è una mamma che ha partorito da pochissimi giorni, ha bisogno di supporto per gestire il carico emotivo di una vita che ti si aggrappa addosso. C’è una ragazza giovanissima che ha dormito poco, suo figlio ha pochissimi mesi e ha fastidio ai dentini che spuntano: “Tutti hanno percorsi difficilissimi e molto delicati da affrontare per essere autonome. Abbiamo anche bambini molto piccoli che non possono stare con le loro famiglie, purtroppo i percorsi sono molto complessi e molto lunghi, i tempi di tribunali e servizi sociali sono sempre molto importanti e noi siamo in prima linea tutti i giorni”.
Lucia è un nome di fantasia e a fine festa vuole fare un discorso. Racconta che qui ha trovato il senso di essere famiglia, il significato di un sentimento delicato e bellissimo come l’amore, grazie a tutti gli operatori che oggi, per la festa tropicale, indossano fiori e colori. E poi ci sono Laura, Bettina, Roberto, Rachele e tutti i volontari che sono passati di qui per caso e poi non se ne sono più andati, a sostenere le mamme, a dare una mano coi bambini più piccoli, ad allargare quella famiglia.
“Il servizio civile è per noi un supporto enorme, racconta ancora Laura, abbiamo trovato sempre ragazzi attenti e bravissimi. Qui da noi c’è bisogno di cuore, di sguardi senza pregiudizi, di un lavoro silenzioso a sciogliere i nodi stretti che la vita ci mette davanti. A breve arriverà la macchina per cucinare che compreremo con le risorse raccolte dalla vendita delle coperte di Viva Vittoria, sono regali per noi preziosi perché vuol dire un pezzetto di autonomia, qualcosa che si impara a fare e che rende libere queste donne”. I bambini giocano, si sta sul terrazzo come se fosse il mare, per la cena si accendono mille lucine, per indicare la strada di casa.