Torna in campo a 73 anni: "Il calcio è una passione. Grazie per avermi regalato un sogno"

Tonino Di Santo ha fatto sabato il secondo esordio con la Montelparese dopo aver ci giocato 26 anni fa: "Mi sono allenato durante l’inverno con i ragazzi pensando al benessere, poi la sorpresa della convocazione"

Tonino Di Santo sabato in campo

Tonino Di Santo sabato in campo

Fermo, 17 aprile 2024 – Il suo amore per il calcio è lo stesso amore per la vita e questo lo dimostra con parole e azioni. Lui è Tonino Di Santo, 73 anni ad agosto, e sabato scorso è tornato sul campo di Montelparo con la Montelparese dopo aver giocato l’ultima volta 26 anni fa nella stessa squadra. Nativo di Avezzano, da bambino si trasferì con la famiglia a Monte Urano, dove a 16 anni militò nell’allora squadra Monturanese. Poi l’amore per la donna diventata sua moglie e madre dei suoi figli, lo ha portato a trasferirsi a Montelparo e lasciare il suo paese di residenza, ma non quello per il calcio. Erano i primi anni ’80 quando Di Santo fonda insieme ad altri appassionati del posto, la squadra Montelparese, dove giocherà e ne sarà allenatore per circa 20 anni coincidenti con i suoi 47. Sabato scorso, il ritorno in campo con l’accoglienza straordinaria dei compagni di squadra, del pubblico e della sua comunità di appartenenza. Il suo spirito di aggregazione, la sua umiltà e tenacia, l’attenzione al prossimo e l’amore per l’arte del disegno, fanno di Di Santo, un vero campione nel calcio e nelle relazioni umane. Una virtù che mette radici nel suo coraggio e profondo rispetto per il proprio tempo da condividere con gli altri. L’impresa di tornare a giocare non è disgiunta dalle tante imprese della sua vita.

Di Santo, sabato pomeriggio è tornato in campo dopo 26 anni con la stessa squadra che ha fondato due volte. Come è andata?

"Da quando ho smesso di giocare non ho mai abbandonato l’amore per il calcio. La Montelparese ha avuto anni difficili, poi tre anni fa è stata ricostituita grazie all’impegno di tanti, tra cui io, legatissimo alla squadra che avevo contribuito a fondare negli anni Ottanta. Da dirigente mi sono reso utile in tutto quello che poteva servire per la crescita dei nostri ragazzi e della squadra stessa. A quel punto, conoscendo i benefici dello sport, ho deciso di partecipare agli allenamenti pensando al benessere fisico. Ho ripreso fiato, passione e resistenza, ma non potevo immaginare sarei stato convocato. E sabato contro il Montemonaco ho fatto il mio secondo esordio con la Montelparese, stavolta nel campionato di Terza Categoria".

Pensava fosse uno scherzo?

"In realtà tutto è iniziato come tale, con la complicità del presidente Gianluca Eusebi e l’allenatore Nazareno Marcantoni, che non ringrazierò mai abbastanza per avermi regalato un sogno che definisco ‘a pennello’ per me".

Il momento più emozionante?

"La consegna della fascia di capitano da parte del capitano in carica Francesco Del Gobbo, che tra l’altro è figlio di un mio ex compagno di squadra di allora".

Parla della Montelparese come fosse una seconda famiglia. È così?

"Lo è. Il calcio della nostra squadra, prima di essere competizione è aggregazione tra generazioni diverse, è fatto di amicizia, sorrisi e superamento di momenti difficili, di condivisione. Questa è la bellezza della nostra squadra. E questo dovrebbe essere il nutrimento dello sport".

C’è un segreto che lo ha portato a mettersi alla prova a quasi 73 anni in una squadra di giovani?

"Credo sia nella forza di ognuno di noi he va oltre l’età. Nel calcio, come nella vita, ho imparato a lottare per fare sempre il meglio e mettermi alla prova in tutto. Determinazione, sacrifici, forza di guardare sempre avanti con umiltà. Faccio questo da sempre, e se non lo avessi fatto anche in questo caso, non avrei giocato".

Il suo amore per Montelparo non è solo nel calcio...

"Mi piace essere parte della comunità a cui appartengo e così ho partecipato negli anni all’organizzazione di eventi come la rievocazione della festa del Baccalà, collaboro con i giovani dell’associazione ‘Il Chiostro’. Credo molto nella forza che proviene dall’unione. Anche per questo, dalla mia passione per il disegno, sono nate scenografie teatrali per l’associazione locale ‘Il Murello’ e per gli spettacoli portati in scena dalla scuola materna".

Altra sua grande passione, è la cucina, in modo particolare della pizza.

"Sì... – e sorride –. Ho fatto corsi e vinto anche premi come pizzaiolo. Da circa vent’anni mi chiamano alle sagre e negli eventi festivi di vario genere per fare la pizza".

Anche di questo talento ha fatto un dono speciale al prossimo...

"Tengo corsi di cucina agli ospiti del centro diurno ‘Il Gabbiano blu’ di Comunanza. Entrai in questo meraviglioso ambiente tanti anni fa come volontario, poi come autista e dall’amicizia nata con il personale e con gli ospiti, sono passato ai corsi di cucina. Li tengo da dieci anni e ogni volta è una festa per l’anima".

Tornare a vestire i colori della Montelparese era un suo sogno, e lo ha realizzato. Qual è il prossimo per la squadra che porta nel cuore?

"Che cresca. Che si trovino risorse per migliorare e che prosegua sempre la stessa armonia che lega ogni componente della squadra alla nostra comunità. Personalmente finché il fisico, cuore e mente me lo permetteranno, continuerò ad esserci sapendo bene che alla mia età non si può giocare tutte le settimane".

Un sogno suo personalissimo, ce lo può confidare?

"Che non mi abbandoni mai la certezza che si debba vivere ogni giorno come un traguardo da raggiungere con pieno sentimento. E con questa logica vivere con tranquillità i miei figli e nipoti, curare l’orto, la squadra, il centro diurno e dedicarmi all’allegria dell’aggregazione. Insomma nutro il sogno di stare bene ed è la stessa cosa che auguro a tutti".