PAOLA PIERAGOSTINI
Cronaca

Investito e ucciso dall’amico, Pedaso piange al funerale di Giampiero Larivera

In tanti al funerale del 54enne morto nell’assurdo incidente accaduto venerdì dopo una rissa. Il racconto del cliente Roberto Anteghini: "La parola d’ordine in ditta era ‘chiedi a Giampiero’"

Il funerale a Pedaso (Foto Zeppilli). A sinistra la vittima, Giampiero Larivera, e a destra l’amico Salvatore Asuni

Il funerale a Pedaso (Foto Zeppilli). A sinistra la vittima, Giampiero Larivera, e a destra l’amico Salvatore Asuni

Pedaso (Fermo), 24 maggio 2024 – Era piena la chiesa di Santa Maria e San Pietro di Pedaso per la cerimonia funebre di Giampiero Larivera, 54enne morto nella notte tra venerdì e sabato, a seguito del coinvolgimento in un incidente d’auto condotta dall’amico Salvatore Asuni, dopo una cena di rimpatrio con i coetanei. Tanta la gente presente alla celebrazione, stretta e composta in un dolore mesto e silenzioso, tra cui il sindaco Vincenzo Berdini. Vicini al feretro e accanto ad una grande foto che ritrae Giampiero bellissimo e sorridente, la sua mamma e ed il suo babbo, Alfiero e Pinetta, ed i fratelli Claudio e Marianna. Con loro, gli amici di sempre tra cui gli ultimi ad aver condiviso con lui, le sue ultime ore di vita durante la cena, prima della tragedia. Ad aprire la cerimonia, le parole di Roberto Anteghini, amico e cliente della ditta Imeter di Civitanova Marche, dove Giampiero lavorava come magazziniere.

Credo che poche persone conoscano la vita lavorativa di Giampiero – ha detto Anteghini – ma la parola d’ordine per chi si rivolgeva alla ditta era ‘Chiedi a Giampiero’. Lui aveva un’intelligenza sopraffina, ogni sera controllava i lavori di tutti e se c’era da correggere qualche errore, lo faceva, in silenzio e con lealtà. Per questo e per essere un punto di riferimento, Giampiero era portato sempre come esempio da seguire".

Due le riflessioni di don Giordano Trapasso, durante l’omelia, officiata sulle scritture di San Giacomo e l’evangelista Marco: la bellezza e fragilità della vita ed il valore della sapienza nel viverla, simboleggiato dal ‘sale’. "La morte ci ricorda la fragilità della vita – ha detto don Giordano – perché basta ‘niente’ per perderla. Dobbiamo stare attenti a non illuderci di esserne padroni, perché la vita è un dono, così come il tempo è un dono prezioso. Darle ‘sale’ significa farne sapienza facendo il bene. Acquisire la consapevolezza della bellezza e fragilità della vita, significa diventare sapienti cioè vivere bene. Quando si vive bene? Quando si aiutano gli altri e non li si ferisce mai. Giampiero, con la sua morte, ci lascia questo insegnamento e ci invita a non rattristare gli altri, non ostacolarli, ma essere di sostegno. Lo sappiamo tutti – ha concluso con animo rivolto alla famiglia – che il silenzio della morte ferisce, ma mi piace pensare che Giampiero oggi ci dica ‘abbiate cura della vostra vita, perché è bella, ma fragile". "Da quattro anni lavoravo con Giampiero tutti i giorni – ha detto Achraf Siyar, agente di commercio Imeter di 25 anni –. Nel grande cambiamento generazionale che ha attraversato la ditta, lui è rimasto un punto di riferimento per tutti noi. Ho perso mio padre alcuni fa, e la morte di Giampiero mi sta facendo rivivere lo stesso dolore. Perché in questi anni, lui mi ha insegnato tutto, nel lavoro e in umanità. Ogni mattina mi abbracciava, mi annusava, e mi diceva ‘profumi di bambino’. Era la nostra luce e lo sarà per sempre". Un forte applauso ha saluto l’uscita del feretro dalla chiesa e quel sorriso giovane sul poster di Giampiero Larivera.