
Patrizio Bianchi e Livio Zerbini alla libreria Libraccio
Giovedì, alle 18, nella storica sala dell’oratorio San Crispino di Libraccio, Livio Zerbini ha presentato ‘Le vie delle città romane’ (Il Mulino) in dialogo con il docente Patrizio Bianchi. Ha moderato l’incontro Cristiano Bendin, caposervizio de Il Resto del Carlino di Ferrara. Come sottolineato in introduzine, si tratta di "un libro di attualità che, partendo dal nostro passato, analizza e legge il presente". Zerbini studia la città, l’antica urbs, mettendola in relazione con la cittadinanza, la civitas. Non a caso ciò che emerge nel libro è una ‘trama europea’. Attraverso la città si diffondono i valori di una società.
Spiega lo stesso autore: "La storia non è morta e sepolta, ma lascia molte cose in eredità. Oggi abbiamo bisogno di memoria storica. Trovo importante sottolineare il termine ‘vie’, inteso come strade ma anche come sviluppo. Laddove ci sono strade romane c’è stato un maggior sviluppo". Oltre al passato, tuttavia, c’è un forte aspetto attuale che, a detta del docente Bianchi "contiene anche qualche ansia". "C’è una frattura – continua – che ci portiamo dietro ancora oggi ed è questa frattura che ci lancia un monito. Aprire le vie è fondamentale, bisogna tenere le porte aperte. Quando le si chiudono, non si sa chi ci sia dall’altra parte". Attenzione però, "che le vie si aprano se da lì passa la civiltà, non gli eserciti". È un libro questo che, durante la conferenza, è stato definito ‘inquietante’, perché mostra degli aspetti allora considerati fondamentali che oggi sono facoltativi. Tra questi, la comunicazione e i confini. Citando la storia di città come Budapest e Sofia, Zerbini spiega che "all’epoca dei romani si poteva superare il limes, il confine, a patto di non essere belligerante. E c’era un arricchimento reciproco. Altrettanto importante era l’amor civicus, lo spirito civico, quello che manca oggi".
Ciò che è emerso infatti dalla presentazione, è la preoccupazione di come si stia diffondendo un’indifferenza preoccupante, nella quale ognuno pensa a sé. Si tratta di un sentimento che va combattuto con l’accoglienza. "La lezione che possiamo apprendere riguarda l’inclusione – ribadisce Bianchi, concludendo –. Sono fondamentali anche per lo sviluppo delle comunicazioni e delle tecnologie. Questi sono gli elementi che dovremmo tenere in considerazione. Tuttavia il legante principale è quello di sentirsi in una comunità, orgogliosi della nostra identità di italiani ma anche di europei".