
Papaline e passamontagna per evitare multe pesanti da 200 a 800 euro, ma il trucco non funziona. Le nuove regole frenano il boom del ’mezzo’ targato 5 Stelle. Corsa a comprare due ruote usate.
Davanti all’obiettivo della macchina fotografica alza un po’ il cappuccio come a nascondere il viso. Papaline nere, passamontagna calati sulla fronte, anche sciarpe. ’Io speriamo che me la cavo’ senza casco in testa, impettito, i piedi ben saldi sul monopattino, l’aria finta indifferente, le dita incrociate davanti alla pattuglia dei vigili che guarda e va. E’ andata bene. Regole di sopravvivenza all’obbligo – vale per tutte le età – di mettere il casco in testa. Non si scherza, multe da 200 a 800 euro sonanti. Ma se c’è qualcuno che osa, altri hanno voltato le spalle al monopattino – cavallo di battaglia dei Cinque Stelle – per tornare in sella ad una bici, nemmeno elettrica. E allora meglio pedalare in quella che alla fin fine – un motivo ci sarà negli scossoni di vie acciottolate –, è la città delle bici.
Pochi mesi, sembra passato un secolo. Vittorio Gattari, responsabile relazioni istituzionali di Dott l’azienda di noleggio, forniva i dati. "Il 60% dei ferraresi utilizza il servizio per spostamenti di lavoro e studio, il 55% lo combina con il trasporto pubblico. Questi dati sono una testimonianza tangibile dell’apprezzamento dei cittadini". Il nuovo codice della strada, una rivoluzione. Che ha cambiato orizzonti, dissolto come neve al sole l’incubo dell’anziana che sul marciapiede sente il sibilo alle sue spalle. Adesso i monopattini sono allineati nelle aree di sosta lungo i marciapiedi, il boom è calato. La febbre è scesa.
Il riscatto della bicicletta. Avevano anche tre monopattini, in comodato d’uso, i ragazzi di Todisco Bike, impero del noleggio. Giulio Balboni, 30 anni, e Mattia Monelli, coetaneo, in quella distesa di raggi e sellini che virano al verde promettono una meravigliosa esperienza su due ruote. "Diciamo la verità – affermano – questa non è una città per monopattini, per bici elettriche. Le strade sono antiche, con i ciottoli. Un motivo ci sarà se siamo la capitale della bici". Quei tre monopattini li hanno restituiti. "I turisti non li volevano, preferiscono andare alla scoperta delle mura, del Po pedalando lungo gli argini". Turisti che arrivano dall’estero. "Anche da Copparo, da Cento – spiegano –, scendono in stazione e poi scoprono la nostra bella città sul sellino". I monopattini ’alla deriva’ sui marciapiedi. "La gente è maleducata – sbotta Monelli – noi ne trovavamo ogni mattina uno buttato in mezzo alla strada, qui davanti". Corso Piave, nell’insegna si legge ’Cla.Co.bike’. "E’ il mio nome – spiega Corazza Claudio, al lavoro con una chiave inglese –, le iniziali". In pochi metri quadri, grazielle, cestini e camere d’aria. In un angolo, alcuni monopattini. "Sono l’unico in città – precisa – che li ripara. Non è facile trovare pezzi di ricambio". Quei metri quadrati, la sua vita. Per 45 anni. "Vado in pensione – annuncia –, chiudo". E nessuno prenderà il testimone. E pensare che il lavoro c’è, tanto. Via Poledrelli, Factory Grisù, il regno della bici. Sono le Officine Ricicletta. "Rigeneriamo le due ruote, rottami che i proprietari ci portano, telai ridotti a scheletri, sellini sventrati. Puliamo, lucidiamo, verniciamo. Nascono bici nuove", spiegano Davide Parziale e Angelo de Bianchi, meccanici della coop il Germoglio. "Abbiamo anche un progetto con i detenuti, portiamo i pezzi in carcere, loro fanno nascere una bicicletta".