"Quella dei ‘moduli’ è una soluzione a tutela prima di tutto degli studenti del Carducci che non verranno sparpagliati in diverse sedi, ma che avranno le strutture mobili accanto alla loro sede". Il presidente della Provincia, Gianni Michele Padovani, non si sottrae e, in qualche modo, rispondendo ai taccuini parla anche ai genitori del liceo di via Canapa. Genitori che, anche qualche giorno fa, hanno manifestato il loro profondo disappunto circa questa decisione operata dall’ente che ha sede in Castello attraverso una lettera inviata anche al prefetto Massimo Marchesiello. E tra l’altro Padovani pronuncia la sua difesa mentre i tecnici sono intenti a montare i container – pardon, ‘moduli’ come ci ammonisce il dirigente della Provincia, Walter Laghi – proprio nelle vicinanze del Carducci.
Peraltro a corroborare la linea del presidente, c’è tutta la struttura tecnica a partire da Luca Capozzi che rilancia sul punto. "È stata la soluzione più opportuna che siamo riusciti a individuare a fronte di un aumento molto consistente delle iscrizioni al Carducci – precisa il dirigente – e, comunque, si tratta di una soluzione temporanea". In questa vicenda si innesta una malcelata contrapposizione tra gli istituti che nessuno in Provincia ha mai avuto intenzione di alimentare o fomentare. Ma tant’è. "Gli studenti – riprende Padovani – faranno lezioni nei moduli a rotazione. La scelta di acquistare queste strutture è stata determinata da esigenze contingenti, non avevamo molte alternative. Anche perché, pur avendo fatto richiesta ad altri enti della disponibilità di alcuni spazi, ci sono sempre stati negati. Siamo tutti messi allo stesso modo".
Resta, comunque, un nodo da sciogliere. I genitori dei ragazzi del Carducci non intendono arretrare e, siamo certi, non si fermeranno. "Ci chiediamo – così un passaggio della recente missiva – se i dirigenti che non hanno nemmeno provato a collaborare per trovare una soluzione che andasse incontro anche alle esigenze del Carducci, abbiano figli o nipoti e se lascerebbero che i ragazzi passassero un intero anno scolastico in un container, a turni (impedendo di creare uno spazio di riferimento di convivenza della classe), quando non c’e` un emergenza (terremoto che rende inagibili tutti gli stabili)". Ma il passaggio cruciale è quello successivo. "Ci sembra evidente una chiara discriminazione della nostra scuola – chiudono –. Il liceo Roiti sta eseguendo ormai da anni dei lavori alla propria sede di via Leopardi, lavori che in parte dovevano terminare a fine luglio, e per questo si sarebbero liberate delle aule per il Carducci. Ma non condividendo la scelta della Provincia, è uscito sui giornali e con questo ha ottenuto le aule destinate a noi, ma se i lavori sono loro perché sono i nostri ragazzi a dover stare nei container".