Le sfide del territorio, declinate su formazione universitaria e connessione tra mondo dell’impresa e bancario. Il via libera alla Zona logistica semplificata, il forte calo demografico ma soprattutto l’esigenza di un dialogo sempre più stretto fra i diversi player istituzionali ed economici del territorio. Con un occhio all’innovazione e alle transizioni. Sono questi, in sintesi, i temi emersi nel corso del dibattito ‘Imprese, banche, università. Energie per la crescita’ svoltosi ieri in rettorato, organizzato dalla Camera di Commercio Ferrara-Ravenna e moderato da Cristiano Bendin, capo della redazione di Ferrara de il Resto del Carlino. Ed è proprio il presidente dell’ente camerale, Giorgio Guberti a entrare nel vivo dei temi indicando, tre le principali leve di sviluppo, la Zls.
"Occorre scommettere sulla ricerca, favorire gli investimenti, indirizzare il lavoro nei settori di tecnologia più avanzata, con le ricadute più significative sulle filiere del nostro sistema – premette Guberti –. Rendere al più presto operativa la Zona Logistica Semplificata, ad esempio, avrebbe una ricaduta fondamentale sullo sviluppo dei nostri territori e del Paese. Essere competitivi oggi significa puntare su innovazione e ricerca, ecco che allora le sinergie diventano strategiche anche e soprattutto per attrarre e valorizzare giovani talenti di cui abbiamo tanto bisogno. Università, mondo economico e finanziario devono essere alleati per la competitività delle nostre imprese, la valorizzazione dei giovani e il benessere della comunità". D’altra parte è il direttore generale dell’istituto Guglielmo Tagliacarne, Gaetano Fausto Esposito a sottolineare come "le imprese che hanno contatti relazionali con le università e gli istituti di credito raggiungono performance migliori sia in termini di competitività, sia in termini di capacità di innovazione". E, al di là delle banche in senso stretto, Esposito caldeggia una costruzione di rapporti consolidati e profondi fra tutti i player coinvolti nei processi di sviluppo. Chiaramente, l’obiettivo, è essere il più competitivi possibile in senso qualitativo oltre che quantitativo. Certamente una sfida che l’ateneo estense ha saputo cogliere. "Oggi contiamo 28mila studenti iscritti – così la rettrice di Unife, Laura Ramaciotti - che diventano 30mila se includiamo i fuori corso. La crescita, è stata esponenziale tra il 2017 e il 2018. Molte imprese hanno la necessità di avere conoscenza, per cui soprattutto dopo l’avvento della globalizzazione è partita una stagione che ci ha visti molto impegnati in termini di sostegno nell’economia della conoscenza".
"Personalmente, rispetto al modello che vorrebbe l’innovazione e la ricerca legate a triplice filo a impresa, università e governo – prosegue nel ragionamento Ramaciotti – ritengo che le banche siano il collante di tutti questi elementi perché il capitale umano cresce sulla base di una attività di investimento che solo le banche possono garantire". Fra l’altro, nel percorso della conoscenza "anche la formazione sulla figura imprenditoriale è fondamentale, perché ad oggi non vedo nei nostri giovani una spiccata predisposizione in questo senso". L’excursus storico di Patuelli sulle iscrizioni a Unife, condito da qualche ricordo personale del suo legame con l’ex rettore Antonio Rossi, hanno fatto tutto il resto.
Federico Di Bisceglie