Nella stagione 2001-02 la Spal iniziò il campionato di serie C1 in maniera analoga a quella di quest’anno, con risultati in altalena e tante reti al passivo. Per la precisione 13 nelle prime sette giornate, una in meno di quelle incassate da Melgrati. Quella squadra era guidata da Mauro Melotti, che a fine novembre venne esonerato per poi essere richiamato per salvare la squadra nelle ultime giornate. Un po’ come accaduto la scorsa stagione con mister Di Carlo. Tornando a Melotti, nel corso della propria carriera ha sia giocato che allenato prima a Rimini e poi a Ferrara, quindi è da considerarsi molto più di un doppio ex della sfida in programma venerdì prossimo allo stadio Neri. "Sapere che la Spal di mister Dossena ha battuto il mio record di reti subite nelle prime sette giornate mi fa sorridere a denti stretti – commenta Melotti –. Scherzi a parte, auguro all’allenatore di riuscire a cambiare rotta prima possibile: lo meritano sia lui che la piazza".
Cosa le hanno lasciato Rimini e Ferrara?
"Ho sia giocato che allenato in entrambe le città, con alterne fortune. Da tecnico, a Rimini ho sbagliato due volte i playoff, mentre a Ferrara ci sono andato vicino quando subentrai a Scanziani, peccato che poi si fecero male Pellissier e Carrus. La seconda stagione invece fui esonerato, poi mi richiamarono per centrare la salvezza. Non ho avuto grande successo mediatico in biancazzurro: mi piaceva essere schietto e non tutti apprezzavano. La mia Spal era una buona squadra, ma sentivamo troppo la pressione. Inoltre, la società aveva dei problemi. In ogni caso, a Ferrara mi sono trovato benissimo, così come a Rimini e San Benedetto del Tronto, oltre ovviamente a Modena: sono queste le piazze che mi sono rimaste nel cuore".
Alla guida del Rimini fu beffato dalla Spal.
"Esatto, dalla squadra di De Biasi: perdere quel campionato per un punto mi ha lasciato tanto rammarico, poi ai playoff il mio Rimini era scarico. Nel mio ultimo anno in biancorosso invece vincemmo al Mazza 2-1: me la ricordo bene quella partita".
Che idea si è fatto dei problemi della Spal?
"La priorità nel calcio è la società, è la componente più importante: se ci sono dei problemi al vertice, tutto è destinato ad andare male. Credo che a Ferrara ci siano state delle vicissitudini significative in questo senso, altrimenti la squadra non sarebbe stata penalizzata".
A Rimini le cose come vanno? "Dopo lo scetticismo iniziale, la nuova proprietà sta riscuotendo consensi. Del resto, se gli imprenditori locali non investono, ben venga chi porta capitali da fuori. A Ferrara comunque il calcio resta centrale: piazze come la vostra prima o poi torneranno in alto. Purtroppo la serie C è un inferno: uscirne è difficile, però quando accade bisogna farsi trovare pronti come accaduto al Modena".
La rivoluzione tecnica compiuta in estate non sta ancora producendo i frutti sperati.
"Cambiare tanto è sempre rischioso, specialmente quando accade ogni anno come alla Spal. Mi dispiace sinceramente per la tifoseria e soprattutto per quella curva che mi ha sempre regalato forti emozioni".
È d’accordo con chi sostiene che il problema della Spal non è il modulo?
"Il modulo è importante, ma non ce n’è uno giusto e un altro sbagliato: dipende dalle caratteristiche dei giocatori e forse la Spal non ha completato la costruzione della squadra per il 4-3-3 che aveva in mente l’allenatore".