Madre avvelenata con il tè a Ferrara: indagini chiuse sulla figlia

Nei giorni scorsi la procura ha concluso l’inchiesta sulla morte di Sonia Diolaiti. Sotto accusa Sara Corcione, 38 anni. La difesa: "Posizione complessa"

Sara Corcione esce dalla caserma in stato di arresto

Sara Corcione esce dalla caserma in stato di arresto

Ferrara, 11 maggio 2023 – A dieci mesi dalla tragedia, la procura ha messo un primo punto fermo sull’omicidio di via Ortigara. Nei giorni scorsi il pubblico ministero Lisa Busato ha infatti chiuso l’inchiesta su Sara Corcione, la 38enne arrestata con l’accusa di avere avvelenato la madre 62enne Sonia Diolaiti. L’avviso di conclusione delle indagini preliminari è stato notificato l’altro ieri ai difensori della donna, gli avvocati Antonio Cappuccio e Tiziana Zambelli. L’atto arriva al termine di una serie di accertamenti che hanno permesso agli inquirenti di ricostruire nei dettagli quanto accaduto nella palazzina al civico 28 della via che costeggia lo stadio. Quella notte la 62enne fu trovata priva di vita dopo aver bevuto del tè nel quale era stato sciolto del nitrito di sodio. Ricevuto l’avviso da via Mentessi, ora la palla passa ai legali dell’indagata che hanno 20 giorni di tempo per studiare e mettere in atto le proprie mosse. "All’esito della consultazione degli atti depositati – si limitano ad affermare gli avvocati dell’indagata – valuteremo ogni più opportuna scelta difensiva, a fronte di una posizione che è comunque complessa".

Il delitto. È la notte tra il 29 e il 30 luglio dell’anno scorso quando Sonia Diolaiti viene trovata senza vita nel suo appartamento di via Ortigara. A dare l’allarme sono due amici della vittima che da qualche giorno non riescono a mettersi in contatto con lei. Quando vigili del fuoco e carabinieri intervengono al primo piano del condominio di fronte al ‘Mazza’ trovano il corpo della donna riverso nel corridoio. Ben presto apprendono che nello stesso stabile, al quarto piano, abita la figlia della pensionata, Sara Corcione. Incalzata dalle domande dei militari, la 38enne racconta l’orrore. Dalle sue parole emerge un rapporto difficilissimo con la madre, ulteriormente degenerato dopo la morte del padre, stimato medico dell’ospedale Sant’Anna. In questo complicato contesto familiare sarebbe maturata la decisione di avvelenare il genitore con la sostanza tossica acquistata su internet. Corcione viene immediatamente arrestata e da allora si trova detenuta nel carcere di Bologna.

Le indagini. A pochi giorni dal delitto, la procura dispone tre diverse consulenze tecniche. La prima è quella psichiatrica, affidata a Luciano Finotti e finalizzata a stabilire la capacità di intendere e volere della 38enne; la seconda è di natura informatica, al fine di valutare il contenuto di un computer portatile e di un cellulare (entrambi dell’indagata) sequestrati durante i sopralluoghi in via Ortigara; la terza, affidata ai carabinieri del Ris, è finalizzata all’analisi chimica di una trentina di reperti trovati nei due appartamenti (liquidi, bottiglie, tazze, contenitori e un flacone con la scritta cinese nel quale si sospetta fosse contenuto il veleno). La prima consulenza a essere depositata è quella psichiatrica. Secondo l’esperto, l’indagata era capace di intendere e volere al momento del delitto, pur soffrendo di un grave disturbo paranoide della personalità. Raccolti tutti gli elementi investigativi e tecnici, la procura ha tirato le fila su una tragedia familiare che ha scosso un’intera comunità in una notte di mezza estate.