Ferrara, 19 gennaio 2025 – E’ mattina, la campagna gelata. Non vuole saperne di risvegliarsi. Adalberto Migliari, per gli amanti della buona cucina solo Atos, ha già il grembiule. Intorno pentole e piatti, la sua seconda casa d’acciaio smaltato. E’ sveglio da ore, guarda le bottiglie allineate negli scaffali, scuote la testa. Trattoria e locanda La Chiocciola, Quartiere.

"Con il nuovo codice della strada il consumo del vino si è dimezzato. Arrivano coppie di fidanzati, marito e moglie. Ordinano un calice a testa, se lo fanno bastare. I superalcolici? Chi li beve più". La paletta di una pattuglia ad un angolo di strada, l’allegria del dopocena che si spegne con il sorriso. Una doccia fredda per i ristoranti, una mazzata per quei locali che puntano sugli aperitivi. Giù i consumi di bollicine del 50%. Grappa, whiskey, brandy in caduta libera. Bottiglie di tutti i colori sui banconi, souvenir del passato. Tentazione alla quale non cede (quasi) più nessuno. Le sanzioni fanno tremare chi alza il gomito.
Si può arrivare, se nel sangue scorre alcol, ad un salasso tra 1500 e i 6000 euro. Con il rischio della sospensione della patente da 1 a 2 anni, l’arresto da 6 mesi a un anno. Peggio va agli ‘ubriachi recidivi’, con l’obbligo dell’alcolock a bordo. Una ‘spia’, inutile girare la chiave, il motore non si accende se alzi il gomito. "Limite dell’uso", scritto sulla patente se c’è più di 0,80 nel sangue. La Chiocciola, nel silenzio del paese, un’istituzione.
La tolleranza zero non risparmia nessuno, locali stellati, trattorie, american bar. Suo padre Ido, oltre mezzo secolo fa, aprì i battenti a Marrara. E per tutti diventò ‘Da Ido’. Ormai da 27 anni Migliari è alla Chiocciola. E quel posto è diventato ‘Da Atos’. Tradizione di famiglia. Io speriamo che me la cavo con la bottiglia da asporto. "La tappiamo e la mettiamo in un sacchetto, così possono bersi il resto a casa. Funziona", racconta. L’ha chiamata stappa e ritappa. C’è Pericle, all’altro capo della provincia. "Ha aperto 55 anni fa mio padre, Pericle, io sono nato qui", non è un modo di dire quello di Nicola Cazzola, 54 anni, titolare del ristorante di Porto Garibaldi, una volta vongole a go go, adesso un po’ meno.
"Mia madre – riprende –, alle 11,30 della notte del 31 dicembre 1971 ha avuto le doglie. Giusto il tempo di arrivare in ospedale". Ed è venuto al mondo, profumo di mare. "Vino giù del 50%. Superalcolici, già in calo, destinati a restare nella bottiglia". Ma Nicola vede il bicchiere mezzo pieno. "La paura per le multe passera, il vino tornerà a scorrere". La grappa no, verso l’oblio. Resiste qualche pensionato, che arriva, la catena della bici che cigola.
C’è una via di mezzo, via Comacchio Ferrara. Si chiama Sombrero, c’è il simbolo del cappello. 50 anni di storia, racconta Luisa Bersanetti. "Il limoncello a fine pasto ormai non lo ordina più nessuno", dice Luisa, tra quei tavoli da bambina, la madre Gabriella a spiegare come si portava un piatto. E’ lei adesso a spiegare ad una dipendente come si pulisce la sala. "Non riuscivo a trovare un cuoco e allora cuoca sono diventata, alla cucina penso io". I clienti ringraziano.
A ringraziare Salvini, è una battuta, è Marco Fortunati, taxi numero 11. "Mi è sempre piaciuto lavorare la notte. Sì, qualche corsa in più la facciamo, la paura di prendersi una multa se traballi un po’ è forte. Allora ci chiamano. E li portiamo a casa, sicuri".
E’ stato mercoledì da Salvini, a Roma, Matteo Musacci, vicepresidente nazionale Fipe. "Le soglie dell’alcol nel sangue sono rimaste quelle, sono state inasprite le sanzioni. Ma si può bere, basta sapere i limiti, quando magari hai esagerato". Hanno acquistato una partita di etilometri, che verranno dati con lo sconto agli associati. "Così sai quanto alcol hai nel sangue e magari chiami un taxi, ti fai venire a prendere o prenoti un camera in albergo". Tutta salute, un mazzo di fiori per la fidanzata il giorno dopo. Smaltita la sbornia.