Ferrara, neonata nel freezer. L'accusa per la madre è omicidio colposo

Per la donna, 40 anni, cade la volontarietà del gesto. "Ma se non avesse taciuto la gravidanza la piccola sarebbe viva"

La casa dove è stata trovata la bimba nel freezer (Businesspress)

La casa dove è stata trovata la bimba nel freezer (Businesspress)

Ferrara, 3 maggio 2018 - Per la mamma della bimba trovata sepolta nel freezer cade l’accusa più pesante. Non è più indagata per omicidio volontario ma per omicidio colposo. Restano in piedi altre due accuse nella conclusione di fine indagini a carico della 40enne del Medio ferrarese difesa dai legali Monica Guerzoni e Gian Luigi Pieraccini: occultamento di cadavere e soppressione di stato.

È la notte tra il 2 e il 3 giugno 2017. La mamma sente che il travaglio è alla fine. In grembo porta una creatura di circa otto mesi. Non ha detto nulla a nessuno. Quella notte gli altri suoi figli sono a letto. Anche il marito. Nessuno sa cosa stia succedendo oltre la porta del bagno di casa. Dopo un paio di giorni la donna si sente male e viene trasportata in ospedale. I medici capiscono che quel corpo di donna ha da poco partorito. Ci sono i segni del parto ma non si sa dove sia la neonata. Scattano le indagini, mentre la donna vive in quella zona grigia tra la rimozione e il dormiveglia dovuto alla spossatezza e alle perdite di sangue.

Le indagini dei poliziotti portano dritti alla casa di lei. Cercano ovunque. Il corpicino della bimba è nel congelatore: lavato e infilato in un sacchetto. Gli agenti aprono il freezer e trovano il feto ibernato tra i prodotti alimentari. La 40enne è stata inizialmente indagata per omicidio aggravato dal grado di parentela e occultamento di cadavere. «Non l’ho uccisa, è nata già morta». Questa la reazione della donna, incalzata dalle domande del magistrato Isabella Cavallari e dagli investigatori. Buio tra i ricordi di una storia che, però, è stata ricostruita passo dopo passo.

A partire dalla descrizione del ritrovamento del corpicino. Quasi un rito funebre. Come se la mamma avesse deposto quella creatura in una culla di ghiaccio, in attesa di qualcosa. Come se solo lei dovesse sapere dove era nascosto il feto che, dalle prime analisi, è risultato ormai a termine, circa tre chili di peso, 40 centimetri di lunghezza, quasi 8 mesi di sviluppo. Il corpicino di Maria – così è stata chiamata dai suoi genitori – è ancora a disposizione dell’autorità giudiziaria e si attende il nulla osta per il funerale.

Il fagottino porta con sé, invisibili all’occhio nudo, i segni di una tragedia che i periti hanno ricostruito in questi mesi. La storia è quella di Maria, la bimba nata in un bagno, morta pochi istanti dopo e ‘sepolta’ dalla madre nel freezer. Quella notte c’erano solo la mamma (svenuta) e quel fagottino uscito dal grembo senza, così secondo la madre indagata, che nessuno ne sapesse niente.

Secondo l’accusa l’imprudenza della donna avrebbe innescato l’effetto domino. Avere taciuto la gravidanza e, in seguito, non avere avvisato nessuno – a partire dal marito – sul travaglio imminente. L’indagine si concentra quindi sulla domanda chiave: se avesse avvisato il marito, se fosse stata ricoverato non avrebbe partorito nel bagno. E, ancora, non sarebbe scivolata e non avrebbe battuto la testa. Perché lo svenimento – così l’accusa - avrebbe fatto scendere il gelo fatale su quel corpicino tutto solo, in una vasca da bagno. Con accanto il corpo svenuto di sua madre.