
Parco di via Favero: "Serve una commissione. I cittadini devono sapere"
Area 1.054. È l’indicazione formale con la quale è indicato il parco di via Favero. Il terreno ‘conteso’ sul quale i cittadini chiedono chiarezza e lo stop alle operazioni di edificazione. "Per dare risposta ai cittadini serve una commissione d’indagine e un esposto alla procura". Il vicesindaco Nicola Lodi traccia la rotta per arrivare alla destinazione. Ma a sollevare il caso è la capogruppo di Ferrara Nostra, Francesca Savini che nel corso della commissione consiliare di ieri pomeriggio ripercorre dettagliatamente una storia – ambigua e sulla quale si allunga l’ombra del sospetto – che affonda le radici nel lontano 1989. Una società – la Casa srl. – proprietaria dell’area in questione – siamo nella zona di Borgo Punta – cede il terreno al Comune, rendendolo spazio pubblico, come opera compensativa a fronte dell’edificazione di edifici privati poco distanti, evitando così di corrispondere gli oneri di urbanizzazione. Dopo una lunga trafila burocratica, durante la quale interviene un’altra società, si arriva al 2019. Sei giugno, per la precisione. È allora, a tre giorni dal ballottaggio che sancì la vittoria di Alan Fabbri, che l’amministrazione precedente autorizzò l’edificazione sul parco di via Favero. Sottraendolo, di fatto, alla cittadinanza. "Le porcherie che sono state compiute in questa vicenda – scandisce Savini – devono essere portate alla luce. E i residenti devono sapere di chi è la responsabilità di quella scelta che li ha privati di uno spazio così importante per la comunità. Chi ha responsabilità deve pagare". Ed ecco spuntare l’idea della commissione d’indagine, che ha subito raccolto l’adesione dei consiglieri di maggioranza Benito Zocca (Prima Ferrara) e Francesco Carità (Ferrara Cambia). "Non è accettabile – rincara la dose la capogruppo di Ferrara Nostra – che addirittura siano ‘spariti’ degli atti nel corso dell’iter autorizzativo. Ed è evidente che la scelta ha una natura tutta politica". Il pentastellato Tommaso Mantovani frappone qualche dubbio sull’efficacia della commissione d’indagine e propone di "portare tutto in procura, con un esposto". È il capogruppo del Pd, Francesco Colaiacovo a portare il punto di vista dell’opposizione, all’epoca maggioranza. "Quella di concedere l’edificabilità fu un’operazione abnorme – scandisce il dem – e noi siamo a disposizione per compiere qualsiasi atto pur di dare una risposta ai cittadini. L’edificazione va fermata in ogni modo, cercando di tutelare il Comune che rinunciò a una cospicua forma di denaro in termini di oneri". Ma la proposta di istituire una commissione di indagine "è il tentativo di strumentalizzare politicamente, in vista delle elezioni, questa vicenda". Sì, perché l’idea della maggioranza, sarebbe di non circoscrivere la commissione alla vicenda di via Favero ma utilizzarla per "far luce su altre possibili storture fatte in precedenza". "È grave – chiude Lodi – che l’allora assessore all’Urbanistica non sia intervenuta. Quella fu una scelta politica".