Pier Paolo Padovani morto, la mamma. "È stato mio figlio a darmi la forza di denunciare"

Parla la mamma del 29enne stroncato dalla meningite: "Per me era più di un figlio". Domani i funerali nella chiesa di Quacchio AGGIORNAMENTO / Immensa folla all'addio

Pier Paolo Padovani assieme al nipotino

Pier Paolo Padovani assieme al nipotino

Ferrara, 13 dicembre 2019 - «Pier Paolo non è stato solo un figlio, è stato molto di più. Ero la mamma più amata al mondo e mi è stato vicino anche nei momenti più duri". Libana Borsari non sa trovare pace dal giorno in cui il ’suo ragazzo’, il figlio Pier Paolo Padovani, non è più uscito da quella stanza in Rianimazione.

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Ventinove anni, una vita spesa con sorriso ed entusiasmo per gli amici, l’amata compagna Annalisa – la sua metà – con cui conviveva da qualche tempo, il lavoro prima alle Generali di via Baluardi e poi dal padre, gli studi in Economia e Commercio. Non da ultima la famiglia, con le sue cuginette e nipotini, la mamma e il fratello Luca. Poi la meningite, che strappa di colpo via tutto. Lui, per tutti semplicemente ’Pier’, che "metteva sempre gli altri al primo posto, e poi pensava a se stesso", come ricorda la mamma in questo momento di inumana sofferenza. "Pier era così, era empatico, era ironico, e poi c’era quel suo sguardo, che ha sempre conquistato tutti, fin da piccolo". In questi giorni, Libana Borsari riceve tanti messaggi, "che non mi restituiranno mai mio figlio, ma mi fanno capire quanta educazione, stile e portamento avesse. Pier era amato da tutti, perché lui stesso dava tanto amore alle persone". I bambini lo adoravano, "percepivano la sua bontà". I bambini, un suo grande sogno. "Voleva due gemelli – dice la mamma, con la voce spezzata – voleva solo essere felice e lo era, adesso". «Era la mia metà – racconta la compagna, Annalisa –. Pier non ha viaggiato molto pero è stato a Londra, in Francia, in Spagna, e da ultimo a ottobre, il viaggio in Turchia. I week-end li passavamo in giro per l’Italia e avevamo in programma il Marocco e la Grecia, per il prossimo anno". Il tempo era sempre poco per far tutto, ricorda la ragazza, "Pier lavorava tanto". Tutto finito, una fine così difficile da mandar giù. C’è un fascicolo aperto in procura, per far luce su eventuali responsabilità sulla morte del ragazzo. "Pier Paolo doveva essere ricoverato subito, quando quella notte andò al pronto soccorso – dice Libana Borsari – Pier non si sarebbe mai lamentato per nulla, aveva una soglia del dolore altissima, invece l’hanno mandato a casa, in quello stato". Poi la notizia della morte del figlio. "Io non ci credevo, solo il giorno dopo ho capito. Pier, che in vita ha visto tutte le mie sofferenze e mi ha sempre aiutato a risollevarmi, l’ha fatto anche ora. È stato lui a darmi la forza di rialzarmi ancora una volta e di porgere denuncia". I funerali di Pier Paolo Padovani si terranno domani alle 10, nella Chiesa di Quacchio. Al termine della messa, officiata da don Luca Piccoli, il corteo lo seguirà fino al cimitero di Quacchio. Al posto dei fiori, ci sarà una raccolta fondi a favore della ricerca medica. E poi, come quando Pier era più piccolo e la sua mamma gli raccontava le storie degli Estensi (ma come se fossero i suoi vicini di casa) o gli declamava le memorie per la storia di Ferrara di Antonio Frizzi, così la musica accompagnerà anche il suo ultimo viaggio, con l’Adagio di Tomaso Albinoni e tratte dall’opera di Tristano e Isotta di Richard Wagner. L’ultima coccola di una mamma che si chiede perché.