Pronto soccorso di Ferrara, attese di 12 ore: “Il calvario dei nostri genitori”. Il Sant’Anna: “Massimo impegno”

“Dopo 9 ore di attesa, il codice di mio padre da azzurro è diventato arancione”. L’azienda: "I pazienti sono monitorati, i turni vengono potenziati"

Attese di ore al pronto soccorso di Cona

Attese di ore al pronto soccorso di Cona

Ferrara, 13 gennaio 2023 – “Undici, addirittura dodici ore di attesa al pronto soccorso di Cona prima di essere ricoverati". Persone anziane, accompagnate da figli che segnalano e contestano tempi infiniti e che, guardandosi intorno, hanno visto purtroppo, anche "persone sole che non avevano neppure chi portasse loro l’acqua per dissetarsi". È successo mercoledì. Le storie si diffondono, tra racconti che toccano il cuore. Sono le storie di pazienti in un pronto soccorso troppo affollato. "Non è possibile che un sistema funzioni così – segnalano due figli che accompagnavano gli anziani genitori al pronto soccorso di Cona e che prima di questa vicenda neppure si conoscevano – quando le linee del ministero della Salute dicono cose ben diverse e prevedendo altri tempi".

Se medici e infermieri fanno quello che possono c’è una realtà evidente che fotografa "una situazione alla quale non ci si può abituare – sottolineano –. Occorre stare sempre dalla parte di chi soffre". Da qui le storie. Quelle vere. "Ho portato mio padre al pronto soccorso, con mio fratello nel primo pomeriggio – racconta Sabrina Cavallini –. Lo hanno portato in reparto alle 2 di notte, dopo 12 ore di pronto soccorso. Il suo codice, dopo 9 ore di attesa, da azzurro è diventato arancione – racconta –. E solo dopo 9 ore l’ha visitato un medico e sono intervenuti per togliere acqua da un polmone perché ogni piccolo movimento gli toglieva il fiato. Dopo l’intervento si è ripreso e la respirazione è tornata normale". Da qui una considerazione amara. "Non si possono tenere le persone sofferenti tutte quelle ore in attesa – dice Cavallini – soprattutto a quell’età".

Stesso iter che racconta Claudio Gigante, che sempre mercoledì pomeriggio ha portato al pronto soccorso la madre di 90 anni. "Stesso iter di mia madre – racconta –, insufficienza cardiaca pregressa grave e numerosi ricoveri negli ultimi 3 anni. Ingresso al pronto soccorso poco dopo le 12 con codice azzurro, passato poi ad arancione dopo 8 ore di attesa e dopo numerose sollecitazioni". Storie simili. "Mia madre è stata presa in carico dal medico alle 22.52 , quasi 11 ore dopo. Nel corso del pomeriggio le uniche operazioni nei suoi confronti sono state il rilevamento dei parametri e un prelievo da parte degli infermieri, ma ancora una volta – aggiunge – dopo altre sollecitazioni".

La direzione sanitaria

Sul tema interviene la direzione sanitaria. "Stiamo profondendo il massimo impegno per far fronte alle attese dei pazienti in Pronto soccorso, che è una nostra priorità assoluta e che abbiamo iniziato ad affrontare dal momento dell’insediamento – spiega la direttrice sanitaria del Sant’Anna Giuliana Fabbri –. La gestione appropriata dei posti letto a livello provinciale e l’attivazione dell’ambulatorio Abc sta iniziando a dare i primi frutti ma vi sono problemi annosi cui si aggiunge la carenza di medici, soprattutto quelli dell’emergenza. Questa situazione, che purtroppo riguarda tutti i pronto soccorso del Paese, può portare, soprattutto nei giorni di grande afflusso, ad aumentare l’attesa, nonostante i turni vengano potenziati non appena il numero di pazienti cresce".

Ma non è tutto. "Va chiarito che si tratta di un’attesa ‘vigilata’ e ‘attiva’, durante la quale il paziente viene comunque monitorato. Come nel caso di Cavallini che, prima del ricovero, è stato sottoposto a due rivalutazioni, a esami di laboratorio e radiologici e a un intervento ecoguidato".

La direttrice sanitaria assicura che le azioni per migliorare la situazione proseguiranno col massimo impegno: "Oltre a quelle già citate stiamo mettendo in campo una serie di misure, come il ’see and treat’, il bed manager e il flow manager che in tempi contenuti dovrebbero dare ulteriori risultati. Continueremo anche a cercare altri medici e a migliorare l’accoglienza con un apposito progetto".