Raid omofobo a Ferrara, uno degli aggressori: "Le frasi su Mussolini? Mi pento"

Il ragazzo che inneggiava al Duce racconta: "Da straniero, sono stato insultato". "Non sono fascista: mi hanno detto che ero una me**da perché non italiano. Ho risposto a un’istigazione"

Aggressione omofoba a Ferrara, un fermo immagine del video che circola sui social network

Aggressione omofoba a Ferrara, un fermo immagine del video che circola sui social network

Ferrara, 4 novembre 2021 - L’altra versione dei fatti. La ricostruzione dell’aggressione avvenuta ai danni di un gruppo di ragazzi Lgbt, nel pomeriggio di domenica nei pressi di galleria Mattoeotti, fino a oggi ha avuto solamente una voce: quella degli aggrediti. Nelle ultime ore, anche uno degli aggressori ha voluto raccontare la sua parte di verità, spiegando che la versione raccontata dai ragazzini aggrediti "era solamente una parte di quanto accaduto".

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Luca (nome di fantasia), perché il racconto dei ragazzi aggrediti è parziale? "Perché, pur avendo io sbagliato a citare Mussolini, sono stati loro a provocarmi, chiamandomi straniero di me**a. Non solo: sono stati loro i primi a tirar fuori il Duce".

Cioè? "Mi hanno detto che, essendo io straniero, se ci fosse stato il leader fascista, non avrei mai potuto essere in Italia".

Ma come nasce il tafferuglio? "Abbiamo deciso di venire in città per festeggiare Halloween. Un mio amico, stava lanciando dei petardi, uno dei quali è finito vicino al gruppo di ragazzi Lgbt+. A quel punto, uno di loro si avvicina a me e mi chiede di smetterla di lanciare petardi".

Lei stava lanciando petardi? "Assolutamente no. Tanto che mi sono reso persino disponibile a farmi perquisire. A quel punto, sono partiti – da parte loro – gli insulti e i cenni a Mussolini".

Anche lei, in maniera eloquente, ha inneggiato al Duce. "Sì, e ho fatto un errore del quale mi pento profondamente. Però è stata una reazione incontrollata. In realtà, come detto, non sono un fascista. Non potrei mai: il popolo ucraino ha combattuto il fascismo".

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Perché ha detto ’Viva Benito Mussolini’? "Voleva essere una risposta a quello che mi ero sentito dire poco prima. Ma, ripeto, è una frase assurda che non penso e della quale mi vergogno".

Lei frequenta spesso, con la sua compagnia, Galleria Matteotti e i dintorni del centro? "No, era tantissimo che non venivo qui. D’altra parte abito in una frazione e non sempre frequento la piazza".

Come si sente, ora? "Non mi sento per niente bene. Tanto più che dopo una frase idiota ho creato questo casino, del quale non sentivo la necessità".

C’è un video nel quale si vede chiaramente che un ragazzo scaglia un piccione morto contro altri ragazzi. Che idea si è fatto? "Stavamo lanciandoci, coi piedi, il piccione morto fra di noi. Poi, un ragazzo della mia compagnia l’ha lanciato poco più in là, arrivando vicino a dove era seduta l’altra comitiva di giovani. A quel punto, un ragazzo dell’altra compagnia ce l’ha calciato indietro. Il mio amico, interpretando il gesto come una sfida, glie l’ha tirato indietro".