Raid omofobo a Ferrara, vittime sentite in questura. Caccia ad altre immagini

La Digos è al lavoro per identificare i responsabili dell’aggressione. Dibattito sul Ddl Zan: l’analisi sulle conseguenze con e senza la norma

Protesta in piazza contro la bocciatura del Ddl Zan

Protesta in piazza contro la bocciatura del Ddl Zan

Ferrara, 3 novembre 2021 - Testimonianze, analisi certosina del video e ricerca di altre riprese che possano aiutare ad avere un quadro più completo. Sembra la ricostruzione di un puzzle l’indagine sull’aggressione omofoba avvenuta domenica in galleria Matteotti ai danni di un gruppo di ragazzi tra i 12 e i 15 anni. La polizia di Stato sta infatti raccogliendo tutti gli elementi utili per arrivare all’identificazione dei responsabili di quei lunghi secondi di paura, nei quali alcuni ragazzi della comunità Lgbti+ sono stati insultati e minacciati, con riferimenti al ventennio fascista ("Mussolini vi brucerebbe") e lanci di petardi (video).

Raid omofobo a Ferrara, uno degli aggressori: "Le frasi su Mussolini? Mi pento"

Protesta in piazza contro la bocciatura del Ddl Zan
Protesta in piazza contro la bocciatura del Ddl Zan

Si tratterebbe, secondo il racconto dei malcapitati, di ragazzi un poco più grandi, alcuni dei quali maggiorenni. Una volta acquisito il video dell’aggressione – registrato col telefonino da una delle vittime e diffuso in rete –, la Digos ha iniziato a studiarlo, scandagliando ogni fotogramma al fine di captare elementi utili all’identificazione degli assalitori.

Aggressione omofoba a Ferrara, un fermo immagine del video che circola sui social network
Aggressione omofoba a Ferrara, un fermo immagine del video che circola sui social network

Ieri mattina in questura sono state ascoltate le prime persone. Tra queste Emanuela Macario, membra della segreteria nazionale di Arcigay, sentita come persona informata sui fatti. I poliziotti hanno poi ascoltato alcuni dei ragazzi finiti nel mirino mentre altri verranno ascoltati oggi. Al momento, sul fatto sarebbe stato depositato un esposto mentre a giorni i genitori dei ragazzi dovrebbero sporgere denuncia sull’accaduto. Ma l’attività degli inquirenti non si baserà soltanto sulla querela di parte. Si sta infatti valutando se domenica si siano verificati atti che costituiscono reati perseguibili d’ufficio. Non è poi escluso che in aiuto ai poliziotti possano arrivare nuovi spezzoni di video o immagini. È infatti possibile che altri abbiano ripreso la scena, magari con dettagli in più, o che qualche telecamera della zona abbia ‘catturato’ movimenti utili alle indagini. Insomma, un lavoro complesso e delicato i cui atti finiranno a breve all’attenzione della procura ordinaria e di quella dei minori.

In attesa di sviluppi investigativi, c’è una domanda che rimbalza di bocca in bocca: cosa rischiano i responsabili dell’aggressione e cosa avrebbero rischiato se fosse entrato in vigore il Ddl Zan (il disegno di legge contro l’omobitransfobia bloccato in Senato). Con l’attuale legge è probabile che il fatto si inquadri in una minaccia aggravata da varie circostanze, tra cui i futili e abbietti motivi. Nel complesso, con tutte le aggravanti, si potrebbe arrivare fino a un anno e quattro mesi di reclusione. In caso di risarcimento del danno, però, il giudice dovrebbe riconoscere le attenunanti. Queste si bilancerebbero con le aggravanti, elidendosi così a vicenda. Con il Ddl Zan, la situazione sarebbe invece diversa. Rientreremmo infatti nell’articolo 604 bis del codice penale (Propaganda e istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale etnica e religiosa, al quale la legge avrebbe aggiunto l’orientamento sessuale) che prevede pene da un minimo di sei mesi a un massimo di quattro anni, più eventuali aggravanti.  

In questo scenario, però, le attenuanti dettate dal risarcimento – ed è questo il fulcro del dibattito giuridico – non possono concorrere con l’aggravante di cui al secondo comma dell’articolo, annullandola. "Nel nostro caso – sintetizza l’avvocato Luca Morassutto che ci ha guidati nell’analisi dei due scenari –, viste le circostanze il minimo della pena con il Ddl Zan sarebbe maggiore del massimo previsto dalla situazione attuale, già computate attenuanti e aggravanti". Da questo episodio, conclude il legale, "emergono due aspetti. Primo, un deficit educativo nei riguardi di questi personaggi. Secondo, una palese carenza normativa, a causa della quale in Italia, unico tra gli Stati fondatori della Ue, una minoranza non riesce a sostenere in giudizio la tutela dei propri diritti, perché non la si ritiene meritevole di una tutela rafforzata".