Arrivano i Preraffaelliti a Forlì: "Mostra promossa a Londra e New York: attendiamo più stranieri"

Le anticipazioni di Gianfranco Brunelli, organizzatore per la Fondazione: "Aspettative medio-alte, è un evento importante per tutta la regione. Celebriamo una lunga storia d’amore tra Italia e Inghilterra"

Un dipinto arrivato al San Giacomo. Sopra, Gianfranco Brunelli

Un dipinto arrivato al San Giacomo. Sopra, Gianfranco Brunelli

Forlì, 10 febbraio 2024 – Il conto alla rovescia è iniziato. Sabato 24 febbraio al San Domenico aprirà la diciannovesima grande mostra organizzata dalla Fondazione Cassa dei Risparmi: ‘Preraffaelliti. Rinascimento moderno’ è il titolo dell’esposizione che andrà avanti fino al 30 giugno e che avrà come simbolo, sulla parete esterna del museo, la ‘Vedova Romana’ di Dante Gabriel Rossetti. Una scelta che è già un programma: un artista inglese ma con padre italiano, che si ispirò come altri suoi compatrioti dell’Ottocento al nostro Paese. "Celebriamo una lunga storia d’amore tra Italia e Inghilterra", spiega il curatore Gianfranco Brunelli, che è anche vicepresidente della Fondazione, entrando nel dettaglio della mostra imminente.

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Dietro alle 370 opere attese in piazza Guido da Montefeltro – una sola già vista a Forlì, e alcune mai svelate prima in assoluto – c’è una novità: la connotazione internazionale del San Domenico. Innanzitutto perché i Preraffaelliti nascono oltre Manica. E dunque l’80% dei capolavori proviene da musei inglesi o americani, un dato unico nella storia delle mostre forlivesi. Solo per citarne alcuni: British Museum, Tate, Victoria and Albert Museum, e perfino la Royal Collection, la raccolta di capolavori di Sua Maestà. Così come è internazionale la squadra di curatori insieme a Brunelli: ci sono anche Liz Prettejohn e Peter Trippi. "È una mostra che uno si aspetterebbe di vedere a Londra, e invece la organizziamo a Forlì", sottolinea il vicepresidente della Fondazione. Al punto tale che "ci aspettiamo un aumento di visitatori stranieri".

Un auspicio concreto: per esempio, all’inaugurazione di venerdì 23 febbraio sono già accreditate dieci testate americane. Segno del fatto che si è lavorato per promuovere la mostra a Londra e a New York. Non solo: va in questa direzione lo spazio dedicato ai Preraffaelliti alla Bit, la Borsa Internazionale del Turismo recentemente organizzata a Milano, dove l’Apt (l’Agenzia di promozione turistica della Regione Emilia-Romagna) ha fatto conoscere agli operatori stranieri l’opportunità di raggiungere Forlì. "Era necessario fare questo passo per non fermarci su un profilo che già abbiamo. È un’idea di sviluppo per il San Domenico e per la città. Ricordo che ogni euro investito sulle mostre ne tornano 2,90 sotto forma di indotto: lo ha dimostrato uno studio. Bisognava mettere a frutto la credibilità che abbiamo ottenuto. È una mostra importante per l’intera Emilia-Romagna". La sua capacità di richiamare visitatori dipende anche dal fatto che si tratta di un periodo della storia dell’arte raramente indagato: la mostra più vicina nel tempo e nello spazio risale al 2007 a Ravenna; la più grande, però, risale alla fine degli anni Ottanta a Roma, almeno 35 anni fa. "Veniamo da anni di emergenze, dal Covid all’alluvione. In assenza di queste, le aspettative – si sbilancia Brunelli – sono medio-alte".

Naturalmente non è (solo) una mostra che parla agli appassionati del mondo anglosassone. "Perché i Preraffaelliti guardavano all’Italia in polemica con l’arte della Royal Academy, retorica e ripetitiva. Cercavano la crisi, la sensualità triste, la linea curva. E noi italiani ci siamo riappropriati poi del Quattrocento proprio osservando gli inglesi". La mostra amplificherà questo gioco di specchi. La partenza, dal San Giacomo, sarà dedicata all’arte italiana dal Due al Quattrocento: Cimabue, Botticelli, Filippo Lippi, Pietro di Cosimo. "Gli inglesi li chiamano i Primitivi, con accezione ovviamente non dispregiativa. Sono autori per loro imprescindibili". Il pezzo forte, quello immediatamente visibile, sarà di Sandro Botticelli. Quale? Brunelli declina la domanda con un sorriso, per lasciare la sorpresa nell’imminenza della mostra.

Si comincerà dunque con gli italiani a cui guardarono gli inglesi, si chiuderà nell’ultima sala  con gli italiani – per esempio simbolisti come Adolfo De Carolis – che si sono ispirati ai Preraffaelliti. Ai quali si deve, spiega Brunelli, "anche il ‘mito’ di Firenze come città d’arte. La Toscana ospitava una colonia di questi pittori inglesi. Il compianto professore Antonio Paolucci diceva che Firenze sarebbe rimasta una città di provincia senza di loro". Dunque spazio a John Everett Millais, William Holman Hunt, Ford Madox Brown a Frederic Leighton. Più Dante Gabriel Rossetti che, a discapito del cognome, rimase in Inghilterra a studiare l’arte del paese paterno.

In un percorso che si è concretizzato con due anni di lavoro, non mancheranno i colpi di scena. Non solo opere ma anche oggetti. Per esempio, tra i 24 capolavori di Edward Burne-Jones, un pezzo unico al mondo che arriva direttamente dalla casa di un privato inglese: un pianoforte a coda dipinto. Nonché un pinnacolo del Duomo di Milano – alto quasi due metri – proveniente dal museo Opera del Duomo.

Gli orari della mostra

La mostra ‘Preraffaelliti. Rinascimento moderno’ aprirà i battenti ai musei San Domenico sabato 24 febbraio, dopo l’inaugurazione (su invito) di venerdì 23. Sarà aperta fino al 30 giugno, tutti i giorni dalle 9.30 alle 19, nei weekend e nei festivi anche fino alle 20 (la biglietteria, tuttavia, chiuderà un’ora prima). Per prenotazioni: 0543.36217 (dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 18, il sabato fino alle 13) oppure mostraforli@civita.art o www.mostremuseisandomenico.it.

Biglietto a 14 euro: ridotto a 12 per minorenni, over 65, universitari o gruppi di almeno 15 persone (5 euro tra 6 e 14 anni). Le famiglie – due persone e fino a tre minori – pagano 28 euro. C’è il biglietto ‘open’, senza date, a 15 euro. Dal 14 marzo, tutti i giovedì alle 16.20, la Fondazione organizza alcune visite guidate ad aggregazione libera: biglietto di ingresso più 5 euro (prenotazione non obbligatoria).