REDAZIONE FORLÌ

"Avanti la candidatura Unesco Ora serve un database del liscio"

Ieri nuovo vertice con la Regione. L’assessore Melandri: "Nel 2023 ‘Cara Forlì’ ancora più grande"

di Luca Bertaccini

Il ballo liscio diventerà patrimonio immateriale dell’umanità? Forlì, e tutto il territorio vicino, proverà a fare la sua parte per ottenere questo risultato. L’ultima parola l’avrà l’Unesco, alla quale dovrà essere presentata formalmente domanda dal Ministero della Cultura. Il percorso durerà diversi anni. Ieri i soggetti interessati – presenti amministratori di Forlì, Cesena Imola, Rimini, Ravenna e Faenza – ne hanno discusso con l’assessore regionale alla cultura, Mauro Felicori. "Ci rivedremo prestissimo per costituire un comitato per raccogliere le informazioni", sintetizza l’assessore alla cultura del Comune di Forlì, Valerio Melandri. Ora è necessario mettere insieme una mole di informazioni, così da creare, per usare le parole di Melandri, "un database del liscio".

Nelle candidature dei beni immateriali "quello che conta è che il popolo, la gente, racconti l’importanza che per quel territorio ha quella specifica cosa. Quindi il nostro lavoro è di mettere le persone in grado di fornire informazioni. Insomma, occorre creare un grande database di informazioni sul liscio col contributo di tutto il popolo romagnolo". Questo è il momento di creare tale contenitore, per spiegare quale è il valore del liscio. Si lavora a "una candidatura collettiva", e lo sforzo per convincere l’Unesco dovrà essere fatto, in questa fase, dalle singole comunità, per poi tirare le fila.

I presenti alla riunione (svoltasi da remoto) si sono detti "tutti concordi ed entusiasti a collaborare al progetto". Sono due le manifestazioni che in questi anni hanno ancora di più evidenziato che il liscio è parte del tessuto romagnolo (e anche italiano): Cara Forlì, tenutasi in piazza Saffi lo scorso fine settimana, e Balamondo a Rimini. "Il prossimo anno faremo ancora di più – promette Melandri –. Perché per ’fare’ la candidatura, occorre che un territorio faccia vivere il liscio, lo tenga vivo. Occorre una grande comunità con dei soggetti che si impegnino in questa direzione", intesi come festival, manifestazioni, libri ed esposizioni. Per Melandri "è stato importantissimo fare una mostra su Secondo Casadei, la prima mai proposta su questo tema" (sarà aperta fino a domenica in Municipio).

Al di là dei canali ’ufficiali’, cioè la famiglia Casadei in primis, chi può fornire informazioni? Potenzialmente, tutti. "È importante partire dalla ricerca bibliografia, documentaria e dalla conoscenza dei professionisti, per arrivare alle scuole, ai bar, alle feste di paese". Si deve capire fino a dove è ramificato il liscio, magari anche in luoghi impensabili. "Occorre una ricognizione di tutto quello che c’è sull’argomento, magari anche all’interno delle comunità di Italiani nel mondo, dove potrebbero saltare fuori delle cose belle. Chissà, potremmo scoprire che a Buenos Aires ci sono dei circoli del liscio. Dobbiamo fare quello che è successo con il tango, riconosciuto come patrimonio dell’umanità. Dobbiamo far entrare il liscio nel grande mondo della tradizione popolare. Il liscio non deve fare la fine del fado in Portogallo, che dopo Amália Rodrigues, è praticamente sparito".