Aziende storiche in crisi "Più di un milione di danni"

‘Giovane Strada’, il titolare: "Ci vorranno anni per tornare alla normalità"

Aziende storiche in crisi  "Più di un milione di danni"

Aziende storiche in crisi "Più di un milione di danni"

"Martedì 16 maggio, dalle 19.30 in punto, 3,70 metri di acqua hanno sommerso il capannone della mia azienda in meno di un’ora e mezza". Così inizia il racconto della personale odissea di Annibale Tampellini, 62 anni e titolare dell’impresa edile Giovane Strada, che si occupa di costruzioni stradali. Non viene saltato nessun dettaglio, come se ormai quella data e quell’orario fossero diventati indelebili. La sede si trova in via della Croce, da quasi 50 anni, e funge da deposito di tutti gli strumenti e i mezzi con cui l’azienda lavora. Ormai, di quelle attrezzature, ne sono rimaste ben poche ma i dipendenti, insieme al titolare e ai soci, sono al lavoro da mercoledì scorso per tentare di salvare il salvabile. Quel che è certo è che sono stati completamento messi fuori uso dall’alluvione 12 camion, 2 caterpillar, 2 carrelli elevatori e un numero inquantificabile di materiale da lavoro, spazzato via a più di 800 metri dalla furia del fiume.

Una prima stima dei danni è già stata fatta e si aggira intorno a più di un milione di euro; una somma pesantissima su un fatturato, nel 2022, di quasi 6 milioni. "Quello che chiedo io allo stato è liquidità nel minor tempo possibile. So che tutta la Romagna è in difficoltà e che sarà difficile aiutare tutti quelli che son stati colpiti, ma i 2 miliardi stanziati dal governo non bastano, ne servirebbero almeno 25", dichiara Tampellini che, al milione di euro di danni subiti, dovrà aggiungere le perdite per la non attività di questo periodo, durante il quale si cercherà di far ripartire pian piano l’impresa. Il proprietario stima che, positivamente, in un mese potranno tornare a lavorare tutte le sue sei squadre, ma "per tornare come prima di questa tragedia ci vorranno anni", confessa con la voce rotta.

Al momento si cerca di tamponare la situazione come si può. Alcuni dei 30 dipendenti sono a lavoro sul capannone e sulle attrezzature, per cercare di recuperare più materiali possibili e per ripristinare l’impianto elettrico della sede. Alcuni camion, quelli che possono essere guidati con la patente B e non richiedono particolari licenze, sono stati noleggiati, così da permettere ad alcuni dei ragazzi di uscire per lavorare già nei prossimi giorni ma per tutti gli altri mezzi questa possibilità non esiste.

"Bisogna rincuorarsi, pensando che almeno nessuno di noi ci ha rimesso le penne, anche se ci è mancato poco. Martedì scorso ho lasciato il capannone poco prima che arrivasse il fiume iniziasse ad esondare e sono tornato per controllare la situazione, perchè già avevo capito che avrebbe fatto dei danni gravi – racconta Annibale – volevo spostare tre camion in un posto irraggiungibile dall’acqua ma la forza con sui si espandeva e travolgeva tutto mi ha spaventato, li ho capito che la priorità era salvarsi".

Martina Rossi