Decapitato a Civitella, ergastolo per Daniele Severi: per i giudici, ha ucciso lui il fratello Franco

Sentenza di primo grado dopo 7 ore di camera di consiglio. L’ex autista del 118 era accusato del terribile omicidio avvenuto nel giugno 2022

Daniele Severi durante la lettura della sentenza di condanna

Daniele Severi durante la lettura della sentenza di condanna

Forlì, 23 maggio 2024 – Ergastolo. Per i giudici di primo grado, Daniele Severi ha ucciso il fratello Franco, nel giugno di due anni fa a Ca’ Seggio, sull’Appennino, nel territorio comunale di Civitella, per di più tagliandogli la testa. Dopo 7 ore di camera di consiglio, la presidente della Corte d’Assise Monica Galassi (al suo fianco il giudice Marco De Leva; poi i 6 giudici popolari) ha dichiarato colpevole il 64enne autista delle ambulanze del 118, ora in pensione. Daniele, che s’è sempre dichiarato innocente, è condannato a passare la vita in carcere.

La Corte ha accolto così la richiesta della pubblica accusa, rappresentata dalla pm Federica Messina, respingendo solo la pena accessoria dell’isolamento diurno. Le motivazioni del verdetto andranno pubblicate entro 90 giorni, ed entro 45 la difesa (gli avvocati Massimiliano Pompignoli e Maria Antonietta Corsetti) potrà presentare ricorso in Appello. Daniele Severi era accusato di omicidio volontario aggravato (dalla crudeltà e dalle reiterate molestie, accertate in altri procedimenti giudiziari), porto abusivo d’armi. Secondo la ricostruzione della procura di Forlì, Daniele avrebbe ucciso il fratello Franco, 53 anni, con un colpo di pistola alla testa, per poi tagliarla. Il cadavere fu trovato la sera del 22 giugno 2022, decapitato, in una sorta di dirupo vicino alla casa, immersa nei boschi. Non sono mai stati trovati né la testa né la pistola o l’arma con cui fu eseguito il taglio. 

Il movente, nell’ottica dell’accusa, sarebbero state le continue liti tra i due fratelli (e altri, costituitisi parti civili contro Daniele, rappresentati dall’avvocato Max Starni) per motivi economici, in particolar modo per l’eredità del padre. Gli indizi: una piccola macchia di sangue sulle scarpe e dei guanti trovati nell’auto. La difesa aveva rigettato totalmente l’impianto accusatorio, chiedendo l’assoluzione per non aver commesso il fatto.