"È un primo passo, attendiamo anche il lavoro della procura"

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Avvocato Nicodemo Gentile, lei tramite l’associazione Penelope rappresenta la famiglia Pedri: come commenta la decisione dell’Ausl di Trento?

"È un primo passo. Abbiamo sempre sostenuto che bisognava entrare in quel reparto e capire le condizioni ambientali in cui Sara aveva lavorato: le segnalazioni erano tante, troppe. Era una polveriera".

Il primario Saverio Tateo è un capro espiatorio o il responsabile di questo clima?

"Intendiamoci: noi non vogliamo la testa di nessuno, sappiamo che è quello di Trento è un ospedale serio e ci sono tanti professionisti capaci. Però Sara quando è entrata lì era sana e non chiedeva altro che di fare il suo lavoro".

A un certo punto la commissione d’inchiesta ha contattato lei, avvocato. È stata raccolta in qualche modo anche una testimonianza della famiglia?

"No, in nessun modo. Noi puntiamo sull’inchiesta della magistratura. Hanno testimoniato invece alcune persone raccontando episodi che già conoscevamo".

L’Ausl parla di ‘fatti oggettivi’. Ritiene che di questi si interesserà anche la magistratura trentina, alla quale lei ha fatto riferimento?

"Certo. Sono convinto che ci sia materiale anche per la procura. Alcuni episodi, del resto, già li abbiamo riportati in un dossier che è al vaglio del pm".

Tra questi ‘fatti oggettivi’ c’è anche lo schiaffo ricevuto in sala operatoria da una stretta collaboratrice del primario? L’episodio è stato raccontato dal fidanzato. Lei sa se quella dottoressa è stata allontanata?

"No, non sono in grado di dirlo. Ma conosco quella situazione, abbiamo i testimoni".

m. b.