MATTEO BONDI
Cronaca

"‘Hikikomori’, l’isolamento con la pandemia è doppio"

La psicologa Ornella Roselli monitora gli effetti di questo lungo periodo sul fenomeno dei ragazzi che rifuggono la società rinchiudendosi in casa

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di Matteo Bondi

La pandemia ha colpito ogni aspetto della nostra vita, imponendoci il distanziamento fisico da persone anche a noi vicine, diventato in alcuni casi quasi un isolamento dalla società; almeno per come l’avevamo sempre vissuta prima. Chi invece si trova a vivere un isolamento sociale volontario, come gli hikikomori – dal termine giapponese che per primo ha studiato questa forma di autosegregazione nella propria camera da parte degli adolescenti –, come sta vivendo questo periodo?

Nel Forlivese è sorto da circa tre anni un gruppo di autoaiuto per famiglie che vivono questa spiacevole esperienza con i loro figli. Il tutto è nato da un convegno organizzato dall’associazione Hikikomori Italia in collaborazione con il Comune di Forlimpopoli. Un incontro che fece parlare molto di questo ‘fenomeno’ (in Italia non ancora riconosciuto come malattia), tanto che al gruppo che si formò a Forlimpopoli se ne è poi aggiunto uno a Forlì. La questione viene affrontata dando supporto alle famiglie, perché il vero lavoro, come spiegarono gli esperti a quel convegno, deve essere fatto all’interno del primo nucleo sociale del ragazzo, cioè la famiglia, che spesso è anche concausa dell’isolamento.

"La situazione dovuta alla pandemia – spiega la psicologa Ornella Roselli, una delle responsabili del gruppo artusiano – si è riversata, naturalmente, anche sulle famiglie che stavano cercando di lavorare sul rapporto con il figlio. In alcuni casi, quelli in cui la famiglia non è ancora dotata di molti strumenti, l’impatto è stato devastante, con un vero e proprio balzo all’indietro. In altri casi, dove la famiglia era già più strutturata con varie strategie di lavoro, si è invece riusciti ‘quasi’ a giovarsi della dimensione più intima familiare dovuta alle restrizioni sociali".

I numeri del fenomeno in Italia non sono ben definiti. Da noi, a tre anni di distanza da quell’incontro, al gruppo a Forlimpopoli partecipano 40 famiglie, 10 a quello forlivese e un’altra decina vengono seguite singolarmente. Sessanta famiglie che stanno affrontando l’isolamento dei figli dalla società: con abbandono scolastico prematuro, azzeramento di ogni impegno sportivo e associazionistico, ma anche dello stesso uscire con gli amici, con tanto di chiusura, fisica, della porta della camera per andarsi a isolare pure dalla famiglia. "Siamo riusciti a svolgere un corso per insegnanti – spiega la psicologa –, per cercare di andare a intercettare eventuali problematiche prima della chiusura di quella porta. Inoltre a Forlimpopoli è attivo un tavolo permanente, attorno al quale ci si confronta con servizi sociali, docenti, associazioni e pubblica amministrazione".