I fiumi esondati ai raggi X "Troppa pioggia, era come versare un litro d’acqua in un bicchiere"

Fausto Pardolesi, funzionario dell’ex Genio civile, coordina una squadra attiva su tutti i corsi "Gli argini sono curati: hanno tenuto evitando il peggio, ma sono stati sormontati dalla piena".

I fiumi esondati ai raggi X  "Troppa pioggia, era come versare  un litro d’acqua in un bicchiere"

I fiumi esondati ai raggi X "Troppa pioggia, era come versare un litro d’acqua in un bicchiere"

di Ettore Morini

Un impegno costante per cercare di limitare i danni. Fausto Pardolesi, funzionario dell’Ufficio regionale Sicurezza territoriale e protezione civile di Forlì-Cesena (ex Genio Civile), storico conoscitore dei fiumi locali e delle loro dinamiche, spiega la situazione dell’alluvione grazie all’ampio bagaglio delle sue conoscenze. Dalla serata di martedì scorso, con pochissime soste, la squadra dei tecnici da lui diretta è impegnata su tutti i fronti nel tentativo di attenuare gli effetti di quelle straordinarie precipitazioni che hanno messo a dura prova gli argini di Montone, Ronco e Rabbi, scavalcati da una quantità d’acqua mai abbattutasi su valli e pianura.

"Siamo davanti a precipitazioni di 500 millimetri nei due eventi di maggio a Forlì e Cesena – racconta il tecnico – e siamo arrivati a considerare che ormai, per questo, l’eccezionalità non sia più tale. Non sono un meteorologo e non entro nell’argomento del cambiamento climatico, ma sicuramente la modificazione è evidente".

Sulle conseguenze degli eventi aggiunge: "Le due piogge sommate hanno portato a un evento che ha modificato la morfologia delle vallate. Hanno eroso e modificato il percorso dei fiumi sommando all’acqua una notevole quantità di sedimenti, con enormi danni a insediamenti, ponti e briglie storiche, con interi versanti boscati franati danneggiando alvei e strade di ogni ordine".

Gettando uno sguardo sul modo di affrontare tali eventi il geometra – da oltre quarant’anni dipendente della Regione Emilia-Romagna – precisa: "Quando le piene dei nostri fiumi, a carattere torrentizio, escono dal tratto montano e collinare, passando da corrente veloce a lenta, entrano nel tratto critico. A monte della via Emilia, così, abbiamo realizzato casse di espansione e aree di laminazione dove trattenere volumi di acqua importanti: diversi milioni di metri cubi sul Ronco, in corrispondenza delle vecchie vasche della Sfir, e sul Montone, a San Tomè sotto la via Emilia. Tutti i terrazzi fluviali sono stati occupati dalle acque e gli argini sono stati sormontati. Nella pianura arginata a valle della via Emilia a Forlì abbiamo avuto tre rotte sul Montone per sormonto, con le gravi conseguenze nei quartieri cittadini, come accaduto anche a Cesena col Savio". Tuttavia, precisa, "in nessun caso si rompono appositamente gli argini per far ‘sfogare’ la piena. Questo si fa casomai dopo, per fare rientrare l’acqua nell’alveo".

A quanto pare, poteva persino andare peggio. "Gli argini – spiega infatti Pardolesi –, sormontati per diverse centinaia di metri, hanno retto, pur con lesioni alle scarpate esterne, evitando appunto il peggio nelle frazioni. Le enormi portate, aumentate dal volume del trasporto solido, non potevano essere contenute negli alvei, come evidenziato dal fango. In queste ore stiamo lavorando per chiudere le rotte. Il lavoro mirato per mitigare il rischio ha comunque dato una risposta limitando i danni. Importante lo sfalcio degli argini, col controllo e ripristino delle tane, che li avrebbero indeboliti. Un’attenzione che ha dato una risposta, ma che purtroppo in questo caso – conclude – non è stata sufficiente perché una bottiglia da un litro in un bicchiere non ci sta e l’acqua esce".