Il grande sogno. Basket, dopo la coppa c’è fame di serie A. E anche il calcio spera

Domenica è stato toccato il punto più alto degli ultimi decenni. Erano 400 i tifosi a Roma. Mentre i galletti sono secondi in serie D.

Il grande sogno. Basket, dopo la coppa c’è fame di serie A. E anche il calcio spera

Il grande sogno. Basket, dopo la coppa c’è fame di serie A. E anche il calcio spera

"Tutta Forlì ti ama, tutta la settimana io penso solo a te". Questa canzone accompagna la Pallacanestro 2.015 dalla sua fondazione a oggi. È risuonata anche domenica, al PalaTiziano di Roma, dove 400 tifosi arrivati nella capitale a bordo di auto e vari pullman hanno accompagnato la società al punto più alto non solo della sua storia – iniziata dopo il crac della FulgorLibertas con Massimiliano Boccio – ma anche degli ultimi decenni: la conquista della Coppa Italia di serie A2.

Trofeo che ai tempi di John Fox o Andrea Niccolai non esisteva, è vero, ma è il risultato più prestigioso dopo le promozioni del 1990 (omaggiata lo scorso weekend con la maglia blu scura, la stessa del trionfo di Fabriano) e del 1995. Ad alimentare l’entusiasmo altre due considerazioni: aver battuto gli eterni rivali della Fortitudo Bologna, in una sfida in cui non risultano incidenti né in campo né fuori; ed esserci arrivati dopo un anno e mezzo da primi in classifica, in cui la percentuale di vittorie supera l’80%. Una continuità ad alto livello, nella seconda serie nazionale, che non ha precedenti.

Sui social network e nei forum, già domenica sera, circolavano due sfottò (da parte dei bolognesi, ma non solo). Il primo: "I forlivesi festeggiano come se avessero battuto il Real Madrid". Il secondo: "È una coppa che conta come un porta-ombrelli". I festeggiamenti possono stupire, visti da fuori, ma non per chi conosce la passione e la fame della piazza. Anche perché è il primo vero titolo della bacheca cittadina. Quanto al porta-ombrelli, basterebbe guardare l’albo d’oro per capire che chi lo vince è destinato presto o tardi alla promozione in serie A, laddove Forlì manca da 27 anni.

Del resto chi perde ha un’idea diversa: Valerio Antonini, presidente di Trapani travolta in semifinale da Bologna, ha detto "si giocava a Roma, in un ambiente importante, davanti ai vertici della Lega. Abbiamo fatto una figura indecorosa". All’opposto, Forlì – che è guidata da otto soci, tutti imprenditori o professionisti locali – ne è uscita ingigantita. Non al punto di essere "campione d’Italia" (l’ha scritto su Facebook il sindaco Gian Luca Zattini; tutto sommato i tifosi gliel’hanno perdonata) ma certamente l’entusiasmo è palpabile. Il pensiero fisso va ai prossimi playoff: inizieranno il primo weekend di maggio, e Forlì cercherà la rivincita della finale persa nel 2023 dopo un’altra cavalcata esaltante.

Contemporaneamente, la città sta vivendo un altro sogno, quello del calcio: dopo alcune stagioni difficili, con una squadra totalmente rinnovata i biancorossi sono saliti al secondo posto a un punto dalla nuova capolista Carpi. Un motivo per festeggiare c’è già: oltre alla ritrovata competitività, il sorpasso campanilistico dei galletti sul Ravenna dopo una lunga rincorsa. Alla vigilia di un rush finale pieno di scontri diretti, gli appassionati dello stadio Morgagni sanno che il primo posto riaprirebbe le porte della serie C. Due sogni – dopo anni da incubo, e non dal punto di vista sportivo – da trasformare nella concretezza della festa.