Innamorarsi del dottore: questione di transfert

Innamorarsi del proprio terapeuta è possibile. Il transfert è un meccanismo che può aiutare a superare conflitti interiori, ma può anche diventare una forma di resistenza. Parlarne con la psicoanalista è la prima cosa da fare.

Simonetta

Giunchi*

Innamorarsi del proprio terapeuta sia uomo che donna non è frequente, ma può accadere. La prima cosa da fare è parlarne con la sua psicoanalista in modo che possiate analizzare il transfert d’amore o erotico che evidentemente sta vivendo.

Cos’è il transfert? I greci lo sapevano bene, lo chiamavano ‘aletheia’, apparizione dell’essere, dato che per loro ogni profonda manifestazione della vita era appunto apparizione, potenzialità di trasposizione, metafora, transfert appunto. Esso sorge da profondità abissali, da emozioni generate in epoche remote della specie umana, archetipiche, ma anche nella primissima infanzia dell’individuo. Anche Freud e Jung lo sostenevano come oggi lo affermano biochimici, etnologi, antropologi, teologi, sociologi.

Il transfert consiste nello spostamento sull’analista dei conflitti intrasoggettivi del paziente che a loro volta sono residui delle relazioni intersoggettive reali o fantasmatiche che egli ha vissuto nell’infanzia. E’ dunque normalissimo e comprensibile, scrive Freud, che l’investimento libidico, ovvero amoroso, sentimento principe dei legami primari, parzialmente insoddisfatto, si rivolga anche alla persona del o della psicoanalista, investiti dell’imago rispettivamente paterna o materna.

Se i conflitti interiori generano nevrosi di transfert come le varie forme d’ansia, le fobie e le ossessioni, e anche i complessi come quelli d’inferiorità, di non aver valore, di non essere stati amati o dell’impossibilità ad amare e altri, è proprio nella stanza d’analisi e per il carattere intimo della relazione terapeuta-paziente che vengono riattivati attraverso il transfert, attualizzandoli, per poter essere superati. Ecco perché il transfert è così importante; perché non può esistere una relazione terapeutica senza transfert, che una volta riconosciuto e superato costituisce lo strumento di guarigione. Naturalmente ogni persona costituisce un caso a sé e dunque esistono varie forme di transfert, la cui natura e intensità rispecchierà la tipologia del conflitto nevrotico.

L’amore di transfert ne è una forma ed è dunque attraverso l’innamoramento che il nostro lettore può avere l’opportunità di affrontare tematiche inconsce che stanno affiorando alla sua coscienza. Ma attenzione! Il transfert può essere anche una forma di resistenza o di coazione a ripetere e quindi rallentare il percorso terapeutico.

* psicologa e psicoterapeuta