La lunga lista dei testi. La difesa ne ha altri 40: "E ci saranno sorprese". Il verdetto slitta ad aprile

Ieri undicesima udienza in Corte d’Assise. Sentita anche l’ex badante del padre della vittima: "Eravamo innamorati, con Franco volevamo sposarci" "Il telefono dell’imputato spento dal 12 maggio". Preparava l’assassinio?.

La lunga lista dei testi. La difesa ne ha altri 40: "E ci saranno sorprese". Il verdetto slitta ad aprile

La lunga lista dei testi. La difesa ne ha altri 40: "E ci saranno sorprese". Il verdetto slitta ad aprile

Per la procura i giochi sono fatti; ossia: i suoi testi sono finiti, già passati tutti davanti alla Corte d’Assise di Forlì. E questo significa rinunciare a 13 testimoni sui 42 indicati sulla carta. La presidente Monica Galassi accoglie a braccia aperte la decisione. Ma non fa in tempo a tirare un sospiro di sollievo che subito deve registrare il veemente contrattacco della difesa di Daniele Severi.

Gli avvocati Massimiliano Pompignoli e Maria Antonietta Corsetti (affiancati dall’immancabile Daniele, anche ieri smanioso di parlare coi suoi giudici) si riferiscono soprattutto alla sorella dell’imputato, Anna Maria, e ad alcuni operatori della polizia penitenziaria della Rocca. Le difese ribadiscono: "Abbiamo ancora più di 40 testi da sentire, e tireremo fuori pure diverse sorprese, compresa una pistola detenuta dall’altro fratello di Franco, Mario". La Corte (due togati e sei popolari), dopo una camera di consiglio di meno di mezzora, taglia solo i testi del carcere della Rocca, ma conferma tutti gli altri. Ciò significa che alla sentenza manca almeno una dozzina di udienze. Quindi, se va bene, si va a sto punto metà (o fine) aprile.

E questa era solo la coda dell’udienza numero undici del processo per il decapitato di Ca’ Seggio di Civitella. Seduta in cui Simona Camelia Iliescu – prima teste di giornata – riferisce che Franco, la vittima, "era un cliente del Nikita". Il Nikita è un night di Panighina di Bertinoro; Iliescu, ex barista, ne è diventata poi la gestrice; la pm Federica Messina l’ha chiamata al palazzone di piazzale Beccaria per certificare che "Franco negli ultimi anni non s’è mai visto. La tessera di socio l’ha avuta dal 2015 al 2018"; in questo modo la procura lancia questo tipo di messaggio ai giudici: la pista – sventolata più volte dalla difesa – dell’assassinio come vendetta maturata nell’ambito dei locali notturni, non è praticabile. Anche perché Franco era innamorato, di Larysa Menchynska: "Ci volevamo sposare" ammette la donna, ex badante ucraina del padre della vittima. "I fratelli di Franco, soprattutto Milena e Romano, erano contrari, mi facevano paura. Però ci amavamo".

Ma per l’accusa Daniele ha ammazzato Franco dopo aver gettato la semente del delitto diverse settimane prima; per questo è stato sentito ieri l’ingegner Sergio Civino, un informatico esperto di celle telefoniche. Che nella sua narrazione illustra alla Corte come il telefono dell’imputato, nonostante i suoi numerosi passaggi al podere del fratello certificati da precedenti testi (e da alcuni brani video di camere di sorveglianza), fosse spento dal 13 maggio 2022, cioè da 42 giorni prima dell’agguato mortale a Ca’ Seggio. Un delitto che, sembra, (quasi) perfetto; lo si deduce dalla testimonianza del sottufficiale dei carabinieri Marco Zuccheddu: "Nessuna traccia di sangue sul luogo dell’omicidio, e la casa era intatta".

Maurizio Burnacci