La protesta in piazza: "Siamo di parte: la nostra. E dov’è oggi il sindaco?"

Dal palco, i manifestanti respingono le accuse di strumentalizzazione "Nessun colore politico". "Zattini ci promise solidarietà in caso di ritardi".

La protesta in piazza: "Siamo di parte: la nostra. E dov’è oggi il sindaco?"

La protesta in piazza: "Siamo di parte: la nostra. E dov’è oggi il sindaco?"

Quello che i manifestanti chiedono a gran voce e hanno ribadito durante la manifestazione di ieri è ormai chiaro: l’arrivo dei ristori, uno snellimento della burocrazia, interventi che prevengano calamità naturali a venire. Sul palco allestito in piazza Ordelaffi, all’ombra di un grande lenzuolo con lo slogan ‘Promesse nel fango’ circondate dalle impronte infangate di decine di mani diverse, sono stati in tanti a prendere la parola al microfono: associazioni, privati cittadini, aziende… Le provenienze erano diverse, infatti c’era chi arrivava da Bologna, chi da Ravenna o ancora da Conselice, uno dei paesi rimasti più a lungo sott’acqua.

Ad aprire gli interventi, però, sono stati proprio i ‘padroni di casa’: dopo l’introduzione del comitato promotore, infatti ha preso la parola Gianni Fagnoli, agricoltore della valle del Montone, membro del comitato ‘Appello per l’Appennino’. "In questi cinque mesi – ha cominciato – abbiamo visto tanti volti diversi della nostra terra: quello sfigurato dall’alluvione, quello stanco di una Romagna che si rimbocca le maniche, quello tenace di un popolo che canta per farsi coraggio… All’appello mancava la foto di una Romagna che non subisce le ingiustizie in silenzio e non rinuncia a far sentire la sua voce. Siamo famosi per lavorare sempre a testa bassa, ma oggi dimostriamo che sappiamo alzarla, la testa, quando si tratta di dire la nostra". Fagnoli, poi, prosegue, accalorandosi sempre di più ad ogni parola: "Dopo qualche passerella di rito siamo stati ignorati. È stato ignorato il grido di aiuto di chi non sa come passare l’inverno, ma nessuno potrà ignorare questa piazza piena". Il manifestante, poi, parla anche delle polemiche che, nelle ultime ore, hanno investito la manifestazione: "Dicono che siamo stati strumentalizzati. Se sono strumentalizzato lo sono dai contadini come me che hanno chiuso la loro azienda, dal mio Appennino che è ancora a rischio, da mia moglie che quando ha visto come era ridotto il nostro podere è scoppiata a piangere come una bambina". Le sue parole vengono accolte da un vero e proprio boato.

Dopo di lui il microfono va a Giovanna, una residente dei Romiti: "Noi abbiamo ancora gli occhi che piangono. Oggi aspettavamo qui il sindaco: ce lo aveva promesso all’incontro che si è tenuto a Borgo Sisa. Ci disse che sarebbe venuto, con tanto di fascia tricolore, a testimoniare insieme a noi il problema del ritardo degli aiuti. Ora siamo molto delusi dal suo silenzio e vogliamo ribadire che questa non è una manifestazione politica: è una manifestazione degli alluvionati".

A parlare è anche Loretta Poggi, rappresentante del quartiere San Benedetto: "In tanti ci hanno detto che non era questo il momento di manifestare, che avremmo dovuto aspettare ancora. Noi, invece, crediamo che sia già tardi, perché vediamo ritardi su tutto: sui lavori e sui ristori. Ci accusano di essere di parte. Sì, siamo di parte, ma da una parte che non conosce colore politico: quella degli alluvionati".

Sofia Nardi