
di Stefania Navacchia
"È un’opera buffa. In effetti può essere considerata l’Opera Buffa per eccellenza. È una satira di costume che vuole ironizzare sul rapporto tra nobili e servi". Così Alessandro Tampieri parla de ‘La serva padrona’, di Giovanni Battista Pergolesi, datata 1733. Proprio Tampieri, primo violino di Accademia Bizantina, ha guidato l’Orchestra Maderna nella messa in scena che si potrà vedere gratuitamente da questa sera alle 21 nella pagina https:forlimusica.itconcerti-2-0. Il soprano Rosa Bove ricopre il ruolo di Serpina, il basso Riccardo Novaro quello di Uberto ed il mimo Jacopo Sorbini veste i panni di Vespone (personaggio muto). Scene e costumi sono realizzati da CavaRei.
Maestro Tampieri, può raccontare brevemente la trama de ‘La serva padrona’?
"Serpina è la giovane e perspicace serva di Uberto, un anziano e flemmatico nobile, le cui attenzioni che vorrebbe avere dalla giovane serva vengono regolarmente disattese. L’obiettivo che Serpina riuscirà a raggiungere, con l’aiuto del servo Vespone, è farsi sposare da Uberto e diventare la vera padrona di casa".
È un lavoro breve…
"È un Intermezzo, piuttosto uno sketch (si sarebbe detto negli anni 50 del secolo scorso): ha più il carattere di una sit-com e fu pensata per intrattenere il pubblico tra un atto e l’altro delle grandi opere tragiche".
All’epoca fece molto scalpore, perché?
"La freschezza del linguaggio e l’energia delle musiche ebbero così tanto successo che l’Intermezzo divenne un caso culturale in tutta Europa!"
Si tratta di un’opera ideale per questo periodo (organico orchestrale ridotto e tre soli personaggi in scena): questo è solo un ripiego?
"Credo che non si possa parlare di ripiego, ma di nuove possibilità, o, in questo caso, della possibilità di rivedere sotto una nuova luce questo repertorio".
Questo discorso vale anche per l’uso di Internet?
"Sì, è scelta obbligata e forzata in questi mesi, ma penso possa essere un modo per veicolare il nostro operare, affiancando ovviamente le future esecuzioni dal vivo, che rimangono sempre punto massimo ed imprescindibile del fare musica".
Ci può parlare dell’allestimento?
"È un allestimento minimale e semplice, alla stregua delle prime rappresentazioni shakespeariane. Ma la vicenda si basa sulla semplice psicologia dei personaggi, qui visti ancora sotto la loro visione barocca di maschere della Commedia dell’Arte, quindi non necessita di grandi palchi scenografici".
In questa circostanza ha lavorato con l’Orchestra Maderna che usa strumenti moderni e non quelli d’epoca a cui lei è abituato…
"Ho voluto dirigere l’opera dal violino, suonando, piuttosto che dirigendo con la bacchetta, proprio per poter essere maggiormente efficace nell’indicare le mie intenzioni musicali con l’esempio piuttosto che a parole. Ma per molti strumentisti dell’orchestra non è stata la prima esperienza: la prassi esecutiva storicamente informata al giorno d’oggi non è più materia per pochi appassionati ma viene vissuta con curiosità anche da chi non viene etichettato come specialista".
Qual è la sua opinione sulla scelta di registrare e non usare lo streaming?
"Abbiamo registrato tutto come se fosse stato una performance live e l’abbiamo vissuta come tale. Abbiamo poi eseguito nuovamente alcuni passaggi, ma poi alla fine abbiamo preferito lasciare l’esecuzione integrale".